Il cielo di Londra è grave di fumi neri che si innalzano da ciminiere così alte da sfidare in maestà antichi edifici e monumenti. Per le strade il traffico di disperati e reietti è incessante mentre la macchina dell’industria continua a funzionare, alimentandosi di vite e producendo denaro. L a rivoluzione industriale è un organismo spietato gestito da nobili parassiti appartenenti ad ancestrali società segrete, protetto da mercenari e venerato da chi ne ricava oro, calpestando i diritti di uomini, donne e bambini. In uno scenario dickensiano – ma in chiave più macabra che rimanda per corrispondenze melodrammatiche al romanzo di Michel Faber, Il petalo Cremisi e il bianco – si svolge Assasin’s Creed Syndicate, nuovo colossal fanta-storico della milionaria e annuale saga di Ubisoft appena uscito per Ps4, Xbox one e Pc.

 
C’è tuttavia assai poco di fantascientifico in Syndicate, se non in superficie, una cornice fantastica la cui invenzione si rivela superflua e si dissolve nel verismo con cui sono illustrate la metropoli inglese e le persone che la abitano, una realtà fittizia imposta agli occhi del giocatore che ha lo stesso valore illustrativo, storico e artistico di un quadro, di un saggio o di un romanzo. Tanto che il gioco è stato soggetto di analisi durante una master-class all’università di Milano per il dipartimento di Lingue e Letterature Straniere tenuta dalla professoressa Orestano, dallo storico Jackson e dal ricercatore Roy. Un risultato degno di nota per una serie di videogiochi la cui innegabile qualità culturale rischia ogni anno di essere messa in secondo piano dalle lamentele dei fan sui forum specializzati. Ci possono essere videogame dalla giocabilità più avanzata e dall’arte più sfrenata, inventiva e sfrontata, ma Assassin’s Creed è un riuscito diffusore di realtà storiche e sociali con un valore didattico che lo trasforma in utile e divertente manuale numerico sul passato.

 
Questo capitolo risulta inoltre «ludicamente» più godibile degli ultimi episodi grazie ad una giocabilità resa meno farraginosa e ripetitiva durante i combattimenti, dall’introduzione di un utile rampino che rende più rapidi, panoramici e spettacolari le sezioni esplorative sui tetti e dalla nobiltà della missione: salvare il popolo dall’oppressione e dallo sfruttamento. Nei duplici panni di una riuscita coppia gemellare di assassini dell’Ordine, Evie Frye e suo fratello Jacob, metteremo in atto una rivoluzione che animerà le strade di dissenso ed elimineremo uno dopo l’altro i vertici degli sfruttatori.
Protagonista assoluta del gioco, malgrado il carisma dei fratelli, è proprio Londra con il suo bioritmo urbanistico percepibile ovunque, una metropoli tra i cui vicoli e grandi viali è possibile osservare la messa in scena di esistenze tormentate e percepire il sorgere di magnifici e determinanti pensieri incontrando i simulacri elettronici di Dickens, Darwin, Marx e Bell.

 
Malgrado una violenza inevitabile e in ogni caso mai eccessiva, considerato il contesto storico e il genere avventuroso e d’azione d’appartenenza, sono i videogame come Assassin’s Creed Syndicate che dovrebbero essere portati come esempio nelle classi delle superiori da professori illuminati per giocare alla «storia» con gli alunni. Perché prima che ludica quella del videogame in questione è un’esperienza estetica ed educativa godibile anche solo passeggiando nelle vesti di un personaggio numerico tra le meraviglie e le brutture di un suggestivo affresco interattivo di Londra che palpita di una credibile vita virtuale.