La lotta dei pastori sardi per un giusto prezzo del latte ha segnato anche la giornata elettorale. Dopo l’azione compiuta domenica nei pressi di Orune (in provincia Nuoro) da due uomini armati e incappucciati che hanno assaltato un’autocisterna carica di latte, il prefetto di Sassari, Giuseppe Marani, nominato dal ministro degli Interni Matteo Salvini commissario della filiera del latte in Sardegna, ha convocato un tavolo tecnico per «la definizione di una metodologia relativa ai prezzi finali dei prodotti correlando il prezzo del latte alle dinamiche del mercato del formaggio». La riunione si terrà oggi nella sede della prefettura di Sassari.

Quanto il voto dei pastori (le aziende agropastorali in Sardegna sono 12mila) abbia condizionato i risultati al momento è difficile da valutare. Un’analisi attendibile solo possibile quando si conosceranno in dettaglio i risultati usciti dalle urne nelle zone a più forte insediamento pastorale, in particolare il Nuorese e le aree interne dell’isola. Una cosa è certa: i pastori sono produttori primari. Non sono cioè molto diversi, come collocazione sociale, dai produttori di caffè del Guatemala o dai produttori di cacao della Costa d’Avorio. Sono uno degli anelli deboli di una catena mondiale, quella agroalimentare, che ha invece i sui punti più forti e più garantiti negli industriali della trasformazione e nella grande distribuzione. Quale rappresentanza politica ha offerto loro il centrosinistra? Poca, quasi nessuna. I pastori, così come molte altre fasce deboli del tessuto sociale isolano, sono stati lasciati soli. La destra salviniana lo ha capito e ha cercato di riempire il vuoto.

E c’è anche un fronte giudiziario con il quale i pastori devono fare i conti. Sei allevatori sono indagati dalla procura di Lanusei (in provincia di Nuoro). L’accusa è quella di aver bloccato il porto di Arbatax, in Ogliastra, il 12 febbraio scorso. L’azione di lotta dei pastori causò quel giorno il rallentamento dell’imbarco sulla nave di linea in partenza per Civitavecchia. Agli allevatori viene contestato il blocco stradale, reintrodotto come reato dal decreto sicurezza. Secondo i magistrati, infatti, durante uno dei tanti blitz delle scorse settimane un’auto è stata messa di traverso sul molo di Arbatax per impedire gli imbarchi. Dopo la denuncia, nei giorni scorsi, di una decina di allevatori, questi della procura di Lanusei sono i primi indagati della «guerra del latte».

Sulla rivolta dei pastori interviene il leader M5S, Luigi Di Maio. E lo fa in polemica con il suo alleato di governo Salvini: «Dobbiamo rispettare – dice il vicepremier – la protesta degli allevatori sardi, ma anche stare attentissimi agli annunci che si fanno, perché abbiamo di fronte un problema molto complesso, che va risolto con misure complesse. Da parte del governo c’è la disponibilità a metterci i soldi e a fare un decreto prima possibile. Affronteremo il problema questa settimana. Il fatto che le elezioni in Sardegna siano ormai passate, ci consentirà di trattare con i pastori e gli industriali caseari evitando le strumentalizzazioni elettorali».