Molti degli argomenti usati pro e contro la candidatura olimpica di Roma per il 2024 fanno tornare in mente il dibattito, anche allora tutto politico, che divise la Grecia sulle olimpiadi di “Atene 2004”. A quel tempo, non tutto il popolo greco immaginava come sarebbe andata a finire e quale sarebbe stato il lascito – tutto negativo, esclusi la metropolitana e l’aeroporto della capitale ellenica – di quei Giochi.

All’epoca la grande maggioranza della sinistra si era opposta alla candidatura di Atene sostenendo che le priorità erano altre. Ma prevalse l’orgoglio nazionale e il sentimento diffuso che la Grecia meritasse una sorta di «risarcimento» per quello che era stato ritenuto lo “scippo” di Atlanta del 1996, quando la capitale della Georgia scalzò all’ultimo minuto Atene proprio nel centenario delle moderne Olimpiadi.

Ma i Giochi olimpici di “Atene 2004” hanno avuto un forte impatto economico sul Paese. Ben presto cominciarono a lievitare i costi in modo esponenziale, aprendo la porta a sprechi, appalti su appalti, approvati in procedura d’urgenza e sperpero di denaro pubblico. Il bilancio ufficiale è stato presentato dall’allora ministro delle finanze di centrodestra Jannis Stournàras nel 2013: il costo complessivo dei giochi, secondo quanto ha riferito nella Voulì, il parlamento greco, è stato di 8,5 miliardi di euro.

Due miliardi sono stati coperti dai biglietti, dagli sponsor e dai diritti televisivi. Altri due miliardi, secondo Stournàras, sono stati utilizzati, in gran parte, per l’ammodernamento di una serie di ospedali e l’unificazione di aree archeologiche. Il costo “non coperto”, quindi, sarebbe di 4,5 miliardi di euro, che secondo l’ex ministro dell’economia ed attuale governatore della Banca di Grecia, tuttavia, ha contributo alla realizzazione di opere pubbliche, specie autostradali, ma anche a dare impulso al turismo ed a pubblicizzare, più in generale, l’immagine della Grecia all’estero. I commentatori greci ed internazionali, però, hanno avuto un’impressione assai differente.

Secondo una serie di articoli ed analisi della stampa ellenica, nel 2004, in realtà, hanno visitato la Grecia 11,7 milioni di turisti. Vale a dire un milione in meno rispetto al 2003. Un anno dopo i Giochi, inoltre, vari esponenti dell’allora governo di centrodestra, riguardo al delicato tema dei costi, avevano le idee piuttosto confuse: le loro stime variavano dai 7 ai 13 miliardi di euro. Uno dei problemi principali, o meglio proprio quello centrale, è stato il continuo lievitare dei preventivi e della spesa finale per le opere di costruzione ed ammodernamento dei vari impianti.

Come rivelato dal quotidiano Real News, con diretto riferimento ad un documento dello stesso ministero delle finanze, all’inizio la somma stimata per l’adeguamento dello stadio Olimpico di Atene, era di 3,1 milioni di euro, salvo arrivare, poco prima dell’inaugurazione, a 399 milioni. Riguardo poi allo stadio Panatinaiko (quello che ospitò alcuni eventi delle Olimpiadi del 1996) i necessari interventi di ammodernamento, inizialmente non avrebbero dovuto superare i 300.000 euro. Ma secondo Real News, siamo arrivati, come per magia, a 11,5 milioni. Le cifre parlano chiaro anche per quanto concerne il peso economico che è stato obbligato a sostenere ciascun cittadino: ogni australiano ha pagato per le Olimpiadi di Sidney, svoltesi nel 2000, 75 euro. Nel caso di Atene, i cittadini greci hanno dovuto sobbarcarsi un costo procapite di ben 844 euro, a casa del costo eccessivo e inappropriato di molti interventi ed opere.

Non si tratta di congetture, ma di dati resi noti al parlamento greco nel 2011. Un capitolo a parte, poi, è costituito dalle spese per la sicurezza: ad Atlanta, nel 1996, l’investimento per la sicurezza di ogni atleta è stato di 9,7 euro e per la protezione di ogni spettatore di 7,8 euro. Ad Atene, otto anni più tardi, secondo la stampa greca siamo arrivati, rispettivamente, a ben 213 e 107,5 euro.

Va detto, però, che nei mesi e specialmente nelle settimane precedenti i Giochi ellenici, si era scatenata una vasta campagna – specie sulla stampa anglosassone – la quale mirava a dimostrare che l’evento sportivo di Atene avrebbe potuto presentare rischi e falle evidenti proprio riguardo alla protezione dei partecipanti e del pubblico. C’è, infine, la triste storia dell’utilizzo delle strutture olimpiche: ben undici anni dopo “Atene 2004”, versavano in condizioni di semiabbandono strutture quali la piscina per i tuffi, parte dell’area attorno allo stadio Olimpico di Atene, lo stadio della pallavolo, quello dell’hockey e del softball.