Le pensioni rischiano di diventare uno dei più delicati terreni di scontro interno per la maggioranza giallo-verde.
Con un marcia indietro che ha del farsesco, il capogruppo alla camera della Lega Riccardo Molinari ha prima annunciato «un correttivo» alla proposta di legge di cui lui è primo firmatario insieme all’omologo del M5s Francesco D’Uva (Atto Camera 1071 dal titolo «Disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili», ma dal testo ancora non disponibile).
Poi addirittura sta partorendo assieme ad altri deputati della sola Lega un’altra proposta di legge totalmente diversa dalla prima. Una proposta che ricalca quella lanciata dal berlusconiano Alberto Brambilla (ex sottosegretario dal 2001 al 2005 e dunque coautore del famoso «scalone Maroni»), autore in quota leghista del capitolo pensioni del contratto di governo. Difficile che i pensionati italiani prendano bene questa nuova proposta però: seppur progressivo, il contributo di solidarietà previsto parte dagli assegni superiori a soli 2mila euro lordi (1.500 euro netti) corrispondenti a circa 2 milioni sulle poco meno di 23 milioni di pensioni pagate in Italia, escluse quelle di invalidità e reversibilità.
I due provvedimenti sono praticamente antitetici e decidere quale sarà il testo base su cui a settembre la Camera dovrà pronunciarsi sarà uno snodo delicato anche per l’intera manovra finanziaria.
Il processo di disconoscimento del testo da parte della Lega è arrivata per le denunce di penalizzazioni di chi è andato in pensione prima del tempo (donne, dirigenti, persone colpite da crisi aziendali). Ma si tratta di una penalizzazione implicita in un ricalcolo contributivo: è proprio il metodo contributivo a legare la pensione agli anni di contributi.
La proposta Brambilla invece punta all’introduzione di un contributo di solidarietà progressivo e a scaglioni, che si applicherebbe per soli 3 anni agli assegni dai 2mila euro lordi al mese in su. Nessun taglio proporzionale dunque che penalizzerebbe chi è andato in pensione in anticipo, bacino leghista nel Nord.
«Bisogna trovare un correttivo. La Lega pensa a un taglio che porti un contributo di solidarietà delle pensioni più alte a favore di quelle basse. Se la legge è scritta male comunque potremo fare meglio in Commissione», ha dichiarato Molinari.
Il vantaggio di quest’ultimo provvedimento è di essere abbastanza simile al prelievo di solidarietà Letta del 2014, considerato legittimo dalla Corte Costituzionale l’anno scorso. Con una piccola modifica: quello partiva da assegni superiori a 4.500 euro netti al mese. Quello della Lega da 2mila lordi al mese.