Non c’è pace a viale Mazzini. Nel pieno della bufera che ha investito il direttore meloniano di Rainews Paolo Petrecca per la copertura delle elezioni francesi, ieri è arrivata la notizia della condanna dello stesso Petrecca, e della Rai, per «comportamento antisindacale» commesso il 6 maggio, giorno dello sciopero indetto dall’Usigrai. Non solo: la Lega lancia un siluro a Fdi con una interrogazione all’ad Roberto Sergio per conoscere i costi della Direzione approfondimenti (guidata dal meloniano Paolo Corsini). I leghisti della Vigilanza, quasi fossero una forza di opposizione, vogliono il «dettaglio annuale» delle spese e i «criteri utilizzati per l’allocazione delle risorse». Insomma, vogliono vederci chiaro anche sulle «misure adottate per garantire la trasparenza e l’efficienza nella gestione», invocando «controlli interni» e un «report periodico» da trasmettere alla Vigilanza.

UNA RICHIESTA CHE HA stupito persino le opposizioni, e che viene letta come una delle tattiche di guerriglia del Carroccio in vista della nomina del nuovo cda, che potrebbe slittare all’autunno proprio per i contrasti nella maggioranza, con la Lega che vorrebbe impedire la staffetta alla guida della Rai tra Sergio e il meloniano Gianpaolo Rossi, ora direttore generale. Ma non è solo questione di vertici: Salvini vuole avere più fedelissimi nei posti chiave, non sopporta più la fame dei Fratelli d’Italia che non trova freni dopo anni in cui non avevano toccato palla.

E non accetta l’idea di una spartizione tra Fdi e Fi, che avrebbe un accordo per promuovere Simona Agnes alla presidenza della tv pubblica. Mentre ai salviniani potrebbe non toccare neppure il nuovo direttore generale. E dunque caricano: ieri c’è stato anche un altro affondo contro Corsini (e Monica Maggioni) rei di avere «lasciato solo»Sergio nella gestione del caso Francia.

QUANTO ALLA CONDANNA decisa dal tribunale del lavoro di Roma, Petrecca è stato sanzionato per non aver consentito la lettura del comunicato sindacale in occasione dello sciopero del 6 maggio in alcune edizioni del notiziario di Rainews. Ora la Rai dovrà pubblicare la sentenza per due giorni consecutivi sui tre principali quotidiani italiani e sui siti Rai.it e Rainews.it. E dovrà pubblicare il comunicato sindacale Usigrai nei tg dove non era stato mandato in onda, con la dicitura: «Il presente comunicato sindacale viene letto oggi, in virtù di provvedimento giudiziale, in quanto la sua lettura era stata illegittimamente omessa nella giornata di sciopero». Assolto invece il direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci: secondo i giudici predisporre un’edizione straordinaria nel giorno dello sciopero (per la morte di 5 lavoratori a Casteldaccia), con i giornalisti che erano al lavoro, non configura un comportamento antisindacale.

PER PETRECCA È UN ALTRA tegola pesante. Il direttore, che a inizio settimana ha presentato un esposto all’ordine dei giornalisti contro il cdr che lo aveva criticato sulle elezioni francesi, mercoledì è stata sfiduciato dalla larga maggioranza dei giornalisti di Rainews (150 su 220) che hanno solidarizzato con il sindacato interno alla testata. Il Pd chiede che il cdr sia ascoltato in Vigilanza e critica duramente la versione fornita dai vertici Rai, in particolare la lettera che Sergio ha inviato alla Vigilanza in cui definisce «ampia ed esaustiva» la copertura del voto in Francia nella notte di domenica (nonostante l’ampio spazio dedicato quella notte da Rainews a un evento a Pomezia in cui era ospite Petrecca).

Di più, in una nota a doppia firma con il dg Rossi, Sergio loda «l’attenzione e l’impegno con cui i giornalisti Rai hanno seguito le elezioni francesi, al di là di inutili e pretestuose polemiche». «Una lettera irricevibile, tecnicamente una presa in giro», attacca Francesco Verducci, membro dem della Vigilanza. «L’azienda non può far finta di nulla. Il direttore Petrecca non può rimanere al suo posto solo perché considerato intoccabile vista la sua esplicita e sbandierata militanza nel partito della premier».

Per il Pd ormai la tv pubblica è «uno strumento di propaganda che non è più in grado di assicurare il diritto a una corretta informazione». Duri anche i 5S: «L’ad Rai si esibisce in un esercizio di negazione della realtà accroccando cifre e numeri, senza spiegare la reale motivazione per la quale una rete all-news dovrebbe collegarsi con un festival sovranista mentre ci sono i risultati delle elezioni in Francia», affonda il capogruppo in Vigilanza Dario Carotenuto. Per Fdi si tratta della «solita cantilena della propaganda di sinistra contro la Rai».