Scontro su Mps tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il responsabile economia del Carroccio Claudio Borghi, con relativo crollo in borsa della banca toscana. Ad accendere la miccia, allertando i mercati, è la parte che nel contratto M5S-Lega dedicata alla banca che, ha spiegato Borghi, deve essere «ripensata in un’ottica di servizio. In buona sostanza: abbandonare l’idea di farci i profitti vendendola a chissacchi e mantenerla come patrimonio del Paese». Gli investitori non l’hanno presa bene. Mentre l’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,29%, il titolo di Mps è stato sospeso al ribasso e poi ha chiuso in perdita dell’8,8% a 2,92 euro (contro i 4,55 euro segnati al rientro in Borsa, il 25 ottobre). Una flessione che ha provocato una reazione dura da parte di Padoan: «Le dichiarazioni dell’onorevole Borghi, insieme alle indicazioni fornite nella bozza di programma di Lega e M5S, hanno creato una crisi di fiducia» sul titolo Mps, ha detto. Si tratta di «un fatto molto grave che mette a repentaglio l’investimento effettuato con risorse pubbliche».