Il Pd campano si trasforma nel laboratorio della guerriglia renziana. «I ministri in campo» aveva detto il segretario nazionale. Claudio De Vincenti, titolare del dicastero del Mezzogiorno, aveva chiesto di correre in Campania, dove aveva seguito il dossier Bagnoli e il Patto per Napoli, ma è stato depennato. Forse ha pagato l’autonomia di movimento sul territorio. In serata Renzi ci mette una toppa che suona quasi una presa in giro: «Gli abbiamo chiesto di candidarsi con noi, c’è stata un’incomprensione, ora si tratta di capire se c’è uno spazio di recupero».

In campo invece Marco Minniti: senza voti nella sua Calabria, ma primo nel listino della Camera a Salerno, terra di Vincenzo De Luca, già famoso in città come il sindaco sceriffo. Lo storico Giuseppe Aragno, candidato a Napoli per Potere al popolo, è duro: «Chiunque si schieri con Minniti non può dichiararsi antifascista».

FdI attacca: «Il Pd considera il salernitano una colonia. Al senato schiera il lucano Gianni Pittella, artefice dello scippo del Tribunale di Vallo della Lucania, trasferito in Basilicata». Ancora a Salerno alla camera, nell’uninominale, c’è Piero De Luca, figlio del governatore. Il padre aveva chiesto che fosse blindato come capolista al proporzionale ed è stato accontentato, solo che Renzi l’ha dislocato a Caserta. Al governatore toccherà chiedere una mano a Campania libera, la lista civica nata su suo impulso alle regionali, raccoglitore del mondo di centrodestra forte nel casertano. Ci sarà anche Franco Alfieri nell’uninominale del Cilento. De Luca senior lo ha reso famoso come il re della «clientela a base di fritture di pesce». Ieri Alfieri ha detto: «Non parlatemi più di fritture. Sono una persona seria». Tuttavia Mario Coppeto, candidato per Leu, ha scritto a Paolo Siani (fratello del giornalista ucciso dalla camorra), capolista del Pd a Napoli: «Caro Paolo, mi fa molta tristezza saperti nella stessa lista dell’uomo delle fritture. Ti cedo volentieri il mio posto».

Nei listini di camera e senato campani tutti i capilista sono uomini, al senato l’equilibrio di genere si calcola su base regionale così sarà corretto. A Pomigliano contro Luigi Di Maio c’è il sottosegretario Gennaro Migliore, primo al proporzionale: posto conquistato, si racconta, grazie agli uffici di Maria Elena Boschi. Per farcela dovrà chiedere aiuto a Raffaele Topo, ras della zona che però Renzi ha smistato come capolista nei comuni Vesuviani. Così a Topo toccherà chiedere aiuto a Mario Casillo, leader a sud di Napoli, di fede lottiana.

Ai lottiani non è andata bene. La loro candidata, la segretaria regionale Assunta Tartaglione, è seconda al proporzionale della camera tre volte: dietro Migliore, Topo e ad Avellino, dove il partito è commissariato. Terzo in Irpinia è il paracadutato del Nazareno Francesco Critelli, segretario del Pd di Bologna. Renzi guida il listino del senato a Napoli e fa da traino a Valeria Valente, protetta di Orfini nonostante i disastri delle primarie contro Bassolino e i candidati inseriti “a loro insaputa” nella sua civica alle comunali. Restano fuori, causa veto di Renzi, il leader dei socialisti dem Marco Di Lello e Marco Sarracino, portavoce della mozione Orlando.