La guerra fredda tra le toghe e Renzi
Giustizia L’Anm apre il congresso parlando di «delegittimazione». Critiche al giustizialismo del governo. Sabelli: delega in bianco, più attenti alle intercettazioni che alla corruzione. Tensione sulla responsabilità economica del giudice con Legnini
Giustizia L’Anm apre il congresso parlando di «delegittimazione». Critiche al giustizialismo del governo. Sabelli: delega in bianco, più attenti alle intercettazioni che alla corruzione. Tensione sulla responsabilità economica del giudice con Legnini
Da quattro anni Silvio Berlusconi non è più a palazzo Chigi, da due non è neanche in parlamento, tra la magistratura associata e il potere politico non è scoppiata la pace. Ma una tensione sotterranea che il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, aprendo ieri a Bari il congresso dell’associazione, ha definito «meno accesa nella forma ma più complessa». La temperatura dell’informazione è quella che è; chi un tempo si scaldava per le idee del cavaliere tende a restare di ghiaccio quando le stesse proposte vanno a segno con il governo Renzi. Raffredda sempre gli animi il ministro della giustizia Orlando. «Doroteo» secondo il presidente del Consiglio che lo tollera in via Arenula, di certo capace di arrotondare gli spigoli con le toghe. Così i magistrati hanno subìto la stretta sulla responsabilità civile senza un giorno di sciopero, mentre Renzi li dipingeva come lavativi. Ieri Sabelli ha infilato il veleno nella coda della relazione. E ha parlato di una «consapevole strategia di delegittimazione» delle toghe. Delegittimazione, come una stagione politica fa.
Il presidente della Repubblica Mattarella è andato via appena conclusa la relazione, il vicepresidente del Csm Legnini (che pochi giorni fa era salito al Colle per affrontare il problema del corporativismo nell’organo di autogoverno dei giudici) è rimasto, ma non si è schierato con Sabelli. Al contrario, ne ha preso le distanze rispetto a un altro passaggio polemico del numero uno dell’Anm con il governo. «Il tema delle intercettazioni ha finito con l’assumere una centralità perfino maggiore dell’attenzione dedicata ai problemi strutturali del processo e a fenomeni criminali endemici», ha detto Sabelli. «Sono in disaccordo, bisogna essere equi nel valutare l’impegno del parlamento, oggi gli strumenti di contrasto alla corruzione sono molto più efficaci del passato», ha detto Legnini, deputato Pd e sottosegretario del governo Renzi fino alla nomina nel Csm. Non ce l’ha con noi, hanno sostanzialmente risposto sia il ministro Orlando che il responsabile giustizia del Pd Ermini. Che ha aggiunto: «Non bisogna fare confusione, fino ad oggi né il governo né il parlamento hanno messo mano al sistema delle intercettazioni». Ma Sabelli ha centrato il problema: la camera ha approvato un disegno di legge delega sulla riforma del processo penale con dentro il mandato alla stretta sulle intercettazioni, «delega che per la sua genericità» avrà «l’effetto di sottrarre al legislatore ordinario un’approfondita riflessione su aspetti così delicati».
La «complessa tensione» tra governo e toghe è tutta nel titolo del 32esimo congresso: «Giustizia, economia, tutela dei diritti». Con il vertice del Csm piuttosto sbilanciato dal lato del governo, se è vero che è stato proprio Legnini a luglio a aprire il fronte della «responsabilità economica» dei giudici. Sulle prima pagine il sequestro degli stabilimenti Fincantieri a Monfalcone, lo scontro sull’Ilva con gli altoforni killer riaccesi per decreto, ma anche le sentenze della Corte costituzionale sulla rivalutazione delle pensioni e il blocco dei contratti pubblici, quando Legnini raccomandò: «Cogliere e prevedere l’impatto delle decisioni giudiziarie sull’economia non può più essere considerato un tabù». «Ormai si parla apertamente di costo dei diritti sociali», ha risposto ieri Sabelli, citando il diritto alla salute e quello alla sicurezza sul lavoro. «Ma è proprio in tempo di crisi – ha aggiunto – che diviene più pressante la necessità di tutelare i diritti sociali». Da Sabelli sono arrivati anche complimenti al governo, e non sugli argomenti più facili per i magistrati: «Le riforme delle tenuità del fatto, della messa alla prova, la chiusura degli ospedali psichiatrici e la riduzione del sovraffollamento carcerario vanno apprezzate», ha detto. Misure però contraddette «dal mancato esercizio della delega in materia di pene detentive non carcerarie e dal previsto aumento delle sanzioni per taluni reati comuni», un «cedimento a generiche istanze securitarie e appetiti giustizialisti» incoerente con «la timidezza mostrata nel contrasto alla corruzione». Un’intelligente attenzione alle garanzie da parte dell’Anm che purtroppo troverà meno attenzione della polemica sul correntismo. Per la gioia di un governo che continua a schierare il sottosegretario Cosimo Ferri, capo corrente di Magistratura indipendente (di lui si parlava ieri sul Corriere perché citato nell’indagine sulla giudice Saguto di Palermo).
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