«Un paradiso degli sprechi che si conclude oggi. Che ha una fortuna enorme, i privilegi di regime. È diventato uno scandalo che tutti vedono ma nessuno osa toccare», con queste parole il portavoce del governo Simos Kledikoglu ha annunciato la chiusura, a mezzanotte di ieri, della radio-televisione pubblica greca Ert (Ellinikí Radiofonía Tileórasi).

[do action=”citazione”]I 2.800 dipendenti dell’azienda di stato saranno licenziati con una buona uscita o sospesi fino alla riapertura[/do]

La Ert sarà sostituita «da una struttura moderna ma non di proprietà dello Stato», che opererà con personale ridotto, ha spiegato Kledikoglu. Secondo le previsioni dovrebbe aprire entro tre mesi, in questo periodo i cittadini non pagheranno le quote di canone, che arrivano tramite la bolletta elettrica. La decisione rientra nell’ambito del programma di privatizzazioni concordato con la troika. Il fallimento proprio ieri della vendita della compagnia greca per il gas, la Depa, ai russi di Gazprom, sembra aver accelerato la chiusura dell’emittente. «In un momento in cui al popolo vengono imposti sacrifici non ci possono essere entità intoccabili», ha proseguito il portavoce del governo scatenando la protesta dei sindacati, dell’opposizione progressista, ma anche di alcuni elementi della coalizione di governo.

Il Pasok, partito socialista, ha parlato di «atto unilaterale del governo». Le unioni sindacali dei lavoratori hanno annunciato che continueranno la messa in onda e invitano i dipendenti delle altre emittenti del paese a manifestare solidarietà. Già ieri sera tre radio-tv private hanno deciso di non trasmettere notiziari e telegiornali.