Ai viaggiatori ottocenteschi erranti tra le vestigia dell’antica provincia romana d’Africa l’anfiteatro di El Jem (Thysdrus), in Tunisia, si presentava come un maestoso rudere, nel cui ventre ancora interrato pascolavano placide greggi. Oggetto di imponenti restauri e ricostruzioni a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, l’edificio non dovette apparire meno intrigante al giovane Jean-Claude Golvin, che a un’ottantina di chilometri da quelle rovine, nella soleggiata e brulicante città di Sfax, era nato nel 1942. Fu proprio la precoce esplorazione dei siti archeologici del Nord Africa a segnare il destino di Golvin, archeologo e architetto che deve la sua fama...