La cancelliera Angela Merkel ha deciso. Il governo federale tedesco proporrà la cancellazione della parola «razza» dalla legge fondamentale, dove compare dal 1949 allo stesso posto – articolo tre – e quasi con le stesse parole della Costituzione italiana: «Nessuno può essere svantaggiato o preferito a causa del proprio genere, della propria origine, della propria razza, della propria lingua…». La notizia l’ha data ieri la Süeddeutsche Zeitung, riferendo che l’iniziativa è stata dei Verdi – «la parola razza è avvelenata», ha detto ieri la portavoce Göring-Eckardt – e che la cancelliera, dopo aver inizialmente frenato, si è convinta a conclusione di un vertice di coalizione con il ministro dell’interno Seehofer e il ministro delle finanze Scholz. Seehofer (Cdu) metterà a punto la proposta di revisione costituzionale assieme alla ministra della giustizia Lambrecht (Spd). Si tratterà, scrive la Sz, di un «aggiustamento linguistico» per cancellare dalla legge fondamentale un concetto come quello di razza ormai universalmente considerato privo di basi scientifiche. Ma senza che «venga percepito come diminuito il concetto della difesa che lo stato offre alle vittime di atti di razzismo». Resterà dunque la protezione contro il «razzismo». «Proponiamo – ha detto ancora la portavoce dei Verdi – di includere il divieto di discriminazioni razziali».

Sono almeno sei anni che in Italia, per iniziativa di un gruppo di antropologi, si propone di fare lo stesso. Nel 2014 un appello al presidente della Repubblica dei professori Bondi e Rickards aveva ricordato come da molti anni ormai sia stata scientificamente dimostrata l’inesistenza della razza. Perché le differenze nei caratteri morfologici tra gli umani non hanno base genetica ma semplicemente derivano dall’ambiente nel quale si vive.

Malgrado appoggi autorevoli a questa campagna, come quello della senatrice a vita e testimone dell’Olocausto Liliana Segre, questa campagna si è scontrata contro la preoccupazione che togliere il divieto di «distinzioni di razza» dalla Costituzione sia visto come un cedimento al razzismo. Argomenti del genere erano utilizzati fino a ieri anche in Germania. E anche in Francia, dove la «razza» è uscita dalla Costituzione nel 2018.

Lo stesso anno in cui un aspirante presidente di regione in campagna elettorale promise di difendere dagli immigrati la «razza bianca». E poi si giustificò, dicendo che quel termine è presente nella Costituzione. Era Attilio Fontana.

La senatrice Liliana Segre ci scrive: Sì al concetto di «razza» ma contro il razzismo

Stimato Direttore,

con riferimento all’articolo sul Suo giornale di giovedì 22 ottobre, in cui si richiama una mia dichiarazione di due anni fa circa l’opportunità di togliere la parola “razza” dall’articolo 3 della nostra Costituzione, mi corre l’obbligo di una precisazione.

Se infatti in un’occasione mi espressi a favore della cassazione del termine successivamente, anche a seguito di una cordiale interlocuzione con il Presidente Giorgio Napolitano, ho preso a valutare diversamente gli argomenti a favore del suo mantenimento.

Mi sono infatti sempre più convinta che proprio quella parola, cifra dei crimini peggiori del ‘900, possa ancora svolgere una funzione di monito contro ogni ideologia razzista, discriminatoria, violenta.

La nostra Costituzione nasce da una guerra mondiale che oppose le potenze alleate ai regimi dell’odio e della morte; un concetto come “razza” rimane a ricordarcelo e a motivare il nostro impegno contro tutto ciò che esso evoca e ricorda.

In questi due anni ho a più riprese reso pubblico questo mio definitivo convincimento e approfitto della Sua ospitalità per ricordarlo anche ai lettori de “Il Manifesto”. Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti.

Liliana Segre

(dal manifesto in edicola il 24 ottobre 2020)