Persone, cose, animali. Poligamia, incesto, pedofilia. Disordine ontologico, visione antropologica, relativismo. La garante dei minori dell’Umbria, Maria Rita Castellani, vede nel ddl Zan niente meno che l’apocalisse in un solo paese. Lo dice in un comunicato inviato ai giornali locali: «Il sesso biologico non avrà più importanza dal punto di vista sociale perché conterà soprattutto il sesso culturale, cioè quello percepito, come d’altra parte si potrà scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia e l’incesto non saranno più un tabù, ma libertà legittime». Lo scenario, sostiene Castellani, «non è così improbabile e non deve stupire nessuno» perché «già da anni, in alcuni paesi europei si sono avanzate proposte di legge in questo senso per poter avere rapporti sessuali con bambini».

Meno male che non ha detto quali paesi europei sosterrebbero la pedofilia e, almeno, ci evitiamo una crisi diplomatica, ma rimane tutto il resto: una posizione a metà tra l’estremismo di destra e i telepredicatori che annunciano l’imminente fine del mondo a causa della pessima condotta morale di noi peccatori.
L’Umbria, che fu «piccola Russia» e adesso è «piccola Ungheria», comunque non assiste inerme allo sproloquio e prova a reagire. Passato ormai lo shock per la colossale vittoria della destra alle regionali dell’autunno 2019, la sinistra, i sindacati e le associazioni di base ormai protestano a cadenza settimanale contro le disastrose politiche della giunta leghista di Donatella Tesei.

«Sono parole non tollerabili in un paese civile – dice il capogruppo Pd in Regione Tommaso Bori -, a maggior ragione se pronunciate da chi ricopre un ruolo istituzionale e da cui ci si aspetterebbe un approccio laico o quantomeno equilibrato. Ci troviamo invece di fronte a una becera radicalizzazione verbale e ideologica». Il Pd, dunque, ha chiesto le dimissioni della garante, «anche se il dubbio è che le posizioni espresse da Castellani siano perfettamente in linea a quelle della giunta».

Sospetto quantomai fondato, anche perché, da destra, la levata di scudi in nome della libertà di Castellani di dire quello che vuole è imponente. Si è fatto vivo persino il senatore Simone Pillon: «Dopo che per anni l’Umbria è stata laboratorio delle politiche gender, abbiamo finalmente un garante preparato, serio e coraggioso che denuncia quanto si rischia con il ddl Zan ed è vergognoso che diventi oggetto di attacchi da parte della sinistra».

L’associazione Lgbti Omphalos di Perugia da parte sua ha fatto girare un appello sottoscritto in poche ore da centinaia di cittadini e da 50 associazioni. L’appello chiede la rimozione di Castellani e il destinatario è la presidente della Regione. La lettera è stata inviata anche ai capigruppo e al Garante nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza.
Difficile, per non dire impossibile, che Castellani finirà con il perdere il posto, ma che dopo due anni di confusione totale le forze della sinistra umbra sembrino essere di nuovo compatte, quantomeno per opposizione alla destra peggiore che si potesse immaginare, è un fatto ormai acclarato e che si rafforza di battaglia in battaglia. Se questo basterà per una riscossa è difficile da dire così su due piedi: a ottobre si voterà in 12 comuni umbri (per 140.000 cittadini coinvolti). Il primo banco di prova, per l’oscurantista Donatella Tesei e per i suoi oppositori, è ormai dietro l’angolo.