Con un voto simbolico, che non avrà per il momento conseguenze pratiche, l’Assemblea nazionale francese ha approvato con 339 voti contro 151 (16 astensioni, 68 deputati assenti) l’”invito” al governo francese di riconoscere la Palestina. Questo testo era presentato dai socialisti, una versione redatta dal Pcf sarà sottoposta al Senato l’11 dicembre. Il voto francese – “storico” per il Ps – assume una particolare rilevanza, poiché qui convivono le due più importanti comunità di arabi e di ebrei in Europa. Circa 200 persone hanno protestato per il voto di fronte all’Assemblea. Le organizzazioni ebraiche ufficiali non erano pero’ presenti, c’erano invece soprattutto esponenti della Ligue de Défense juive e del Betar, movimenti radicali che sono stati protagonisti degli scontri che hanno avuto luogo ai margini delle manifestazioni violente per Gaza alcuni mesi fa.

La quasi totalità dei deputati socialisti (con defezioni di rilievo tra i radicali di sinistra), i Verdi e il Front de gauche hanno votato a favore, assieme a qualche rappresentante dell’Ump e dell’Udi (centro). La grande maggioranza della destra e del centro-destra (Ump e Udi) ha votato contro. L’estrema destra si è divisa: Marion Maréchal-Le Pen del Fronte nazionale, che aveva dichiarato di voler votare a favore, alla fine si è astenuta, mentre l’altro deputato (eletto sotto i colori Bleu Marine), Gilbert Collard, ha scelto il “no”, con un discorso molto duro (il Ps “abbraccia Hamas, il terrorismo”).

Il dibattito francese ha riprodotto quelli già avvenuti altrove. Praticamente, tutti i deputati sono favorevoli allo stato palestinese, ma divergono sui tempi e sui modi. Per esempio, Nicolas Sarkozy, che ha riconquistato la presidenza dell’Ump, ha incontrato i suoi deputati prima del voto e li ha invitati a votare “no”, ma nel 2008 da presidente aveva sostenuto l’iniziativa del riconoscimento della Palestina da parte dell’Unesco. La principale critica della destra è che il Ps ha usato questo voto in modo “elettoralista”, per cercare di riconquistare il voto delle banlieues e dei musulmani, allontanati non solo a causa delle scelte economiche del governo ma anche dalla legge Taubira sul matrimonio omosessuale.

Il governo ha lasciato fare il parlamento, ma non ha nessuna fretta di trasformare l’”invito” parlamentare in una decisione diplomatica. Il ministro degli esteri, Laurent Fabius, ha precisato che non c’è da parte del governo “nessun impegno sulla data del riconoscimento” e sarà “l’esecutivo e lui solo a giudicare l’opportunità politica”, come gli ha riconosciuto la deputata Elisabeth Guigou, che ha pilotato i lavori dei socialisti sulla Palestina: “il governo e il presidente conservano ogni libertà di scelta sul principio e sul momento” del riconoscimento. Per Fabius, la Francia “non vuole un riconoscimento in trompe l’oeil”. Parigi lavora su altro fronte: vuole proporre all’Onu un testo alternativo a quello dell’Autorità palestinese, che chiede la fine dell’occupazione israeliana per il novembre 2016 ma che rischia di scontrarsi con il veto Usa. La Francia propone di accogliere una conferenza internazionale e di dare due anni di tempo per portare a termine nuovi negoziati. Secondo il rappresentante palestinese all’Onu, Riyad Mansour, il testo francese all’Onu potrebbe essere presentato a metà dicembre.

L’ambasciatore israeliano Yossi Gal ha condannato il voto e messo in guardia contro possibili “violenze” in Francia, mentre l’Autorità palestinese ha accolto il risultato con favore. Benjamin Netanyahou aveva definito preventivamente il voto francese “un grave errore”, aggiungendo: “è questo che hanno da fare in Francia, mentre in Medioriente vengono decapitate le persone, tra cui un cittadino francese?” (il riferimento è all’alpinista Gourdel, rapito e ucciso in Algeria a fine ottobre).

Il Parlamento europeo si pronuncerà sul riconoscimento dello stato palestinese nella sessione di dicembre, dopo aver rimandato (su pressione del Ppe) un voto in un primo tempo previsto il 27 novembre. Lo stato palestinese è già stato riconosciuto da 136 paesi nel mondo. In Europa, la Svezia ha riconosciuto la Palestina a fine ottobre e nelle ultime settimane i parlamenti di Gran Bretagna e Spagna hanno invitato i rispettivi governi a fare altrettanto.