Il giorno delle esequie, il 23 dicembre 1899, Cosima Wagner fece depositare in chiesa una corona di fiori con la scritta «À Charles Lamoureux, Wahnfried». Ne aveva tutte le ragioni: Lamoureux era stato infatti il direttore d’orchestra che più di ogni altro si era battuto per divulgare in Francia la musica del marito. La battaglia pro e contro Wagner, a Parigi più che nel resto del paese, ha costituito un tema spinoso, che ha attraversato pressoché tutta la cultura e la politica francese della seconda metà dell’Ottocento, a partire dalla famosa lettera di Baudelaire a Wagner, a ridosso dello scandalo del Tannhäuser, all’Opéra, nel 1861.

«Piccolo, corto di gambe, calvo, vispo e vivace malgrado la sua rotondità», secondo la descrizione del critico musicale Hugues Imbert, Lamoureux era un direttore d’orchestra autoritario e pignolo, intransigente nel seguire fedelmente la volontà degli autori. La folgorazione per il teatro di Wagner lo colse probabilmente sulla via di Monaco di Baviera, dove assistette nel 1880 a Tristano e Isotta. Fu la rivelazione di un’arte musicale nuova, del tutto scevra dalle convenzioni operistiche ancora rintracciabili in Tannhäuser e Lohengrin.

Il seme wagneriano attecchiva in un terreno fertile, avendo Lamoureux prediletto fin dall’inizio la grande musica tedesca, da Bach a Brahms, prima come violinista, poi come direttore d’orchestra. In contrasto con la tendenza alla divisione del lavoro propria dell’epoca positivista, aveva fondato un quartetto d’archi, una Société de l’Harmonie sacrée dedicata alla riscoperta dei grandi oratori del Settecento, e infine di un’orchestra sinfonica che porta il suo nome: era dunque fra i musicisti che riunivano in sé la figura del direttore d’orchestra e dell’impresario, dell’artista e del manager. Nella sola Parigi, nell’ultimo scorcio del XIX secolo, ben tre organizzazioni concertistiche orchestrali nate dall’iniziativa di direttori-impresari, l’Orchestre Pasdeloup, l’Orchestre Colonne e l’Orchestre Lamoureux erano in competizione tra loro: la storia sociale della musica è segnata dal dinamismo di queste figure, presenti in molti paesi europei ma non in Italia, che hanno in gran parte definito il profilo della vita musicale del secolo successivo.

Ora Yannick Simon ha pubblicato una monografia, Charles Lamoureux Chef d’orchestre et directeur musical au XIXe siècle (Actes Sud, con il contributo del Palazzetto Bru Zane, fondazione impegnata in un lavoro di grande rilievo sulla musica dell’Ottocento francese. pp. 256, € 11,00) che offre una prospettiva utilissima sulle oscillazioni del gusto, sulle dinamiche sociali del lavoro artistico, sulle trasformazioni della vita urbana in un periodo cruciale della storia parigina. La ricerca di Simon è fondata su una scrupolosa analisi di documenti d’archivio, che raccontano la storia imprenditoriale di Lamoureux e dei suoi investimenti, riusciti e falliti, del suo controverso rapporto con le istituzioni pubbliche che tentarono di valersi del suo indiscusso talento, prima come direttore d’orchestra della Société des concerts du Conservatoire, poi come direttore musicale dell’Opéra.

Giovane violinista provinciale e di umili origini, come in un racconto di Maupassant Lamoureux aveva conquistato la nipote del cosiddetto Docteur Pierre, uno dei primi industriali farmaceutici a valersi della pubblicità, e dunque poteva permettersi il lusso di voltare le spalle ai sussidi statali, mettendo a disposizione delle sue avventure artistiche il proprio patrimonio, e sopportando perdite che avrebbero messo al tappeto qualsiasi concorrente. La sua impresa più ardita e titanica, l’allestimento del Lohengrin all’Eden-Théâtre nel 1887, naufragò miseramente dopo una sola recita, con un bagno di sangue economico di oltre 200.000 franchi: allora, il salario medio giornaliero di un operaio era sei franchi e mezzo. La qualità dell’allestimento e l’esecuzione musicale erano valse alla serata l’accoglienza trionfale sia del pubblico sia della critica, ma Lamoureux non aveva calcolato la virulenza del sentimento antiwagneriano, sfociato in proteste e disordini fuori dal teatro, che costrinsero gli organizzatori a cancellare tutte le repliche. I parigini non avevano dimenticato la feroce e inopportuna farsa scritta da Wagner dopo la guerra franco prussiana del 1870, Eine Kapitulation, sale versato sulle ferite aperte del revanchismo francese.

Per gli antiwagneriani, tuttavia, fu una magra rivalsa, perché la caduta di Lohengrin divenne in realtà la premessa del dilagante successo delle opere di Wagner negli anni Novanta. Lamoureux si prese la sua rivincita prima di morire, dirigendo per una dozzina di recite il primo allestimento parigino di Tristano e Isotta al Nouveau Théâtre, con il crisma di Cosima e di Bayreuth. Protagonista il celebre soprano Félia Litvinne, che il giorno dei funerali, sulla bara del compianto maestro, depose la sciarpa con la quale aveva interpretato il ruolo di Isotta.