Finalmente il populismo esce dalla genericità: un termine «pigliatutto», sotto il cui ombrello stanno troppe figure. E acquista un profilo corporeo. Una propria anatomia. Una topografia. Una articolata sociologia. L’ampio volume di Pier Giorgio Ardeni (Le radici del populismo, Laterza, pp. 248, euro 18) fa esattamente questa operazione culturale e politica: ridisegnare la struttura corporea dei nuovi protagonisti politici che hanno occupato la scena dell’ultimo periodo. Poco più di un ventennio nel corso del quale i cosiddetti «partiti populisti» sono passati da una presenza marginale (non superavano il 4% negli anni ’80, erano intorno al 7% alla fine degli anni...