E’ un appello disperato quello che l’Associazione italiana editori (Aie) e in particolare il Gruppo piccoli editori rivolge al governo perché nel decreto Cura Italia la filiera del libro è dolorosamente assente, tagliata fuori dal discorso pubblico. «La condizione di estrema difficoltà che sta vivendo la nostra economia a causa dell’emergenza Covid-19 ha già messo letteralmente in ginocchio l’intera filiera del libro: gli autori, i traduttori, gli agenti editoriali, gli editori, i tipografi, i promotori, i distributori, i grafici, i trasportatori, i librai, non sono tenuti in conto delle recenti normative straordinarie prese dal governo – ha dichiarato Diego Guida, presidente del Gruppo piccoli editori e vicepresidente di Aie – Siamo certi che nell’imminente Decreto Aprile, che sarà dotato di nuove e più mirate azioni di sostegno, si terrà in conto anche della drammatica situazione della piccola industria editoriale. Le nostre aziende hanno sempre rappresentato il caposaldo che garantisce il pluralismo culturale nel nostro paese: ci auguriamo che il governo ne sia consapevole e vari misure adeguate per permetterci di continuare a farlo anche in questa drammatica fase e quando tutto ciò finirà. Ma affinché questo accada, per la prima volta nella nostra storia abbiamo bisogno di un concreto aiuto pubblico, lo stesso che da anni lo Stato assicura ad altri comparti quale il cinema. Le piccole case editrici occupano migliaia di addetti in tutta Italia, sono la palestra di formazione per diverse migliaia di giovani che, soprattutto dopo aver acquisito un titolo di studio superiore, trovano nei piccoli editori la prima sponda per un accesso al mondo del lavoro».

«Chiediamo innanzitutto – continua Guida – di voler introdurre nel nuovo decreto il comparto dell’editoria libraria tra le categorie da tutelare, prevedendo anche per noi il rinvio del pagamento dei versamenti fiscali e contributivi, trattandoci alla pari degli altri soggetti di cui all’art. 61 del dl 17 marzo 2020. Contemporaneamente è imprescindibile la costituzione di un fondo, analogo a quello previsto per lo spettacolo, il cinema e l’audiovisivo nel decreto Cura Italia. Questo fondo dovrà tenere in debita considerazione la piccola e media editoria, introducendo,  ma non solo, criteri per il riparto dei fondi con una quota per sostenere gli oneri di locazione dei locali dove svolgiamo la nostra attività. Inoltre non vediamo altra soluzione al rischio desertificazione del mondo del libro rispetto all’introduzione fin dalla fase 2 di solide misure di sostegno alla domanda privata ma anche pubblica. A tal fine proponiamo l’attivazione di risorse straordinarie per le biblioteche pubbliche, comprese quelle scolastiche, per l’acquisto in particolare dei titoli prodotti dalle case editrici nel 2020; questo permetterà l’attivazione dell’intera filiera editoriale con beneficio per la comunità e soprattutto le fasce più deboli. Infine proponiamo l’adeguato finanziamento della ‘Carta Libri’, prevista nella legge sul libro di recente approvazione, da destinarsi alle famiglie meno abbienti per gli acquisti di soli libri presso le librerie italiane, con modalità operative simile all’app18».

«Il mondo del libro è allo stremo, i piccoli editori sono la parte più fragile di questo ecosistema –ha incalzato poi Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie –. Ogni editore, grande o piccolo che sia, che rischiamo di perdere con questa crisi, sarà una voce in meno nel dibattito culturale e democratico del Paese. Il Governo faccia presto oppure il danno per la nostra cultura sarà irreparabile».