La fattoria dei nostri sogni è un film del 2019 che – basato su una storia vera- racconta il cambio di vita dei Chester, una coppia che lascia Los Angeles per andare a coltivare la terra fuori città. L’utopia di un idillio nella vita bucolica ben presto lascia spazio alle concrete difficoltà quotidiane, ma dà vita anche a un impegno sincero nei confronti della terra. Il tema è ricorrente in diverse pellicole e anche in Italia incontra il favore di un pubblico che a volte non rimane tale: anche da noi non mancano i “Chester nostrani” che aprono nuove attività agricole e/o di allevamento.

Non sempre le iniziative imprenditoriali vanno a buon fine, ma l’interesse è certificato dai dati ed è sostenuto dal sistema pubblico, che punta a fare incontrare domanda e offerta e a ringiovanire il mondo contadino. Per esempio è in corso – con scadenza il 29 agosto- la settima edizione della Banca nazionale delle terre agricole, promossa dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. L’asta mette in vendita 428 terreni per un totale di 1146 ettari, lotti derivanti dalle operazioni fondiarie non andate a buon fine. Le terre appartengono all’Ismea ma la banca può essere alimentata anche da altri soggetti pubblici quali le Regioni.
Nel catalogo consultabile online si trovano i lotti più disparati, divisi per criteri geografici: sulla mappa si spazia da nord a sud, isole comprese, e ci sono grandi appezzamenti come piccoli terreni. La banca è stata istituita dall’articolo 16 della legge 154 del 28 luglio 2016, con la finalità di costituire un inventario completo della domanda e dell’offerta dei campi che si rendono disponibili a seguito di abbandono dell’attività produttiva e di prepensionamenti.

«Sono terreni liberi da orpelli giudiziari ed è giusto che vadano agli imprenditori» spiega Giorgio Venceslai, responsabile direzione servizi per le imprese di Ismea. Il 50% circa dei terreni aggiudicati nel corso delle prime sei edizioni sono andati a giovani agricoltori, ma da parte di Ismea la visione del fenomeno è ben lontana da suggestioni romantiche. «Le imprese giovani sono più competitive e in Italia abbiamo la necessità di ringiovanire il nostro parco imprenditoriale legato all’agricoltura. Siamo mediamente più anziani rispetto al resto dell’Europa e questo si traduce in una minore capacità di utilizzo dei nuovi strumenti sul mercato. Le nuove imprese invece risultano più diversificate e digitalizzate, ci permettono di posizionarci meglio nel contesto continentale».

La banca è accessibile agli utenti interessati all’acquisto, che possono in tal modo prendere visione delle schede tecniche con la descrizione dei terreni in vendita e inviare la propria manifestazione di interesse per partecipare alla procedura competitiva. I terreni sono venduti a corpo e non a misura, nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano. Dalla sua istituzione, la Banca delle terre agricole ha venduto 386 terreni per un valore di 136 milioni di euro.

«Riscontriamo un differente tipo di approccio rispetto al passato: le manifestazioni di interesse per la prima edizione sono state oltre 1700, ma le vendite sono state molto minori (solo 38, ndr). Con il passare del tempo invece il flusso si è stabilizzato e ora c’è meno discrepanza tra intenzioni e acquisti».

Le offerte di acquisto, per i terreni in vendita fino al terzo tentativo, devono possedere il requisito minimo di un’offerta pari alla base d’asta, poi si procede per incanto. Per quanto riguarda l’accesso al credito, i giovani imprenditori agricoli con età compresa tra 18 e 41 anni possono accedere al mutuo ipotecario. La banca è uno strumento che è stato particolarmente utilizzato al sud: la Basilicata guida la classifica delle regioni con 25,7 milioni di euro di valore investito, seguita dalla Puglia con 24,3 milioni e dalla Sicilia con 21,2. La prima regione del nord è l’Emilia Romagna con 12,2 milioni di euro, seguita dal Veneto con 9,1 milioni.

Parallelamente alla Banca delle terre agricole, Ismea promuove anche l’iniziativa Generazione terra. «È una sorta di leasing. Noi acquistiamo i terreni e li affidiamo ai giovani startupper o imprenditori, che pagano una rata di mutuo e possono disporne per l’esercizio dell’attività agricola. Non hanno vincoli di sorta, se non che non possono vendere l’appezzamento prima del riscatto».
La somma che Ismea garantisce per l’acquisto del terreno deve essere restituita dai giovani – anche in questo caso tra 18 e 41 anni- in un intervallo temporale compreso tra i 15 e i 30 anni. L’iniziativa è riservata a chi vuole insediarsi per la prima volta in agricoltura oppure a chi vuole ampliare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno, confinante o funzionalmente utile con la superficie già in possesso, in affitto o comodato.

Nel complesso, la combinazione delle varie iniziative ha favorito la creazione di 740 imprese agricole a conduzione giovanile, per complessivi 27mila ettari e 473 milioni di euro di valore. Il cambiamento nell’agricoltura italiana sembra arrivare non solo nel ringiovanimento delle imprese, ma anche nel tipo di approccio rivolto all’attività: nel 2023 c’è stato infatti un incremento del 4,5% della Sau biologica sul 2022, anche se il numero di operatori è cresciuto dell’1,8%, meno rispetto al +7,7% dell’anno precedente. L’agricoltura biologica italiana, che con 2,5 milioni di ettari è pari a quasi il 20% della Sau nazionale, riduce comunque ulteriormente la distanza dal target del 25% fissato dalla Strategia Farm to Fork della Commissione Europea, obiettivo da raggiungere entro il 2030.