Se gli spostamenti fra regioni dovessero restare come ora ed essere ammessi solo fra chi ha lo stesso tasso di contagiosità, la prossima estate i Lombardi potranno andare soltanto in Umbria e Molise che, non avendo un aeroporto, non si sa come potrà essere raggiunto senza attraversare via terra Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. In attesa di istruzioni, racconterò una personale esperienza di viaggio in Molise. Vacanze 2014. La meta è la Puglia. All’altezza di Cesena una lunga sbarra di acciaio persa da un camion ci squarcia la pancia dell’auto lasciandola morta in mezzo all’autostrada. Siamo salvati da sicuro travolgimento di camion e auto, che non si fermano né rallentano, da due poliziotti in borghese che stanno andando a un matrimonio. Arrivati in albergo, io e il mio compagno ci chiediamo se tornare a casa con le pive nel sacco o proseguire con un’auto a nolo. Nessuno dei due ha voglia di rinunciare, ma i giorni si sono ridotti. Con noi abbiamo le guide rosse del Touring su Abruzzo e Molise. Guardiamo le guide, ci guardiamo negli occhi e ci diciamo «Perché no?». È iniziata così la scoperta di un pezzo d’Italia ricco di paesaggi, storia, città, musei, patrimonio artistico, cibo e incontri.

CON IN PIU’ un enorme vantaggio: niente folla, né code. Se si vuole entrare davvero in un territorio, bisogna percorre le sue strade secondarie che, nel caso del Molise, penetrano in un interno collinoso e boscoso, a volte impervio, ricco di acque, di sapere agricolo discendente da coltivazioni romaniche, punteggiato da piccoli centri densi di storia. Non bisogna nemmeno avere fretta e quindi scegliere itinerari, sapendo che non si può vedere tutto. Non amando il viaggio mordi e fuggi, un giorno ci addentriamo nella valle del Biferno, fiume che attraversa il Molise per 93 chilometri, riceve 45 affluenti e che Francesco Jovine descrive così nel suo Viaggio nel Molise: «Come tutti i fiumi montani il Biferno è insidioso, a fondo incerto, mobile, con volume di acque diverso secondo le stagioni, con magre e piene eccessive».

LA NOSTRA META è Petrella Tifernina dove ci sono le chiese di San Giorgio e santa Maria della Strada, monumenti romanici fra i più interessanti della regione per rigore architettonico, bassorilievi, purezza di linee. In San Giorgio un cartello annuncia che nella tabaccheria del paese, poco più di mille abitanti, vendono un volume con foto sulla storia della chiesa e il suo restauro. Andiamo alla tabaccheria che però sembra chiusa. Di fronte c’è un bar, avventori solo uomini. Entriamo, cala il silenzio, ci scrutano. Chiediamo se sanno quando aprirà la tabaccheria e lì inizia uno psicodramma. Tutti cominciano a dire: «Ma la tabaccaia era qui poco fa. Dovrebbe tornare subito. Ma anche noi abbiamo un libro sulla chiesa». Trambusto, il barista va alla ricerca del libro, non lo trova, altri lo aiutano, lo recuperano in mezzo alle patatine, ma non è quello che cerchiamo. Prendiamo un caffè, una bibita, un panino, un altro caffè e della tabaccaia nessuna notizia. Ormai l’intero bar fa ipotesi e previsioni, intanto un uomo con bandana, più audace degli altri, comincia a chiederci da dove veniamo, come mai siamo capitati lì, che era meglio se restavano attaccati all’Abruzzo, che tutti emigrano e lì rimangono solo i vecchi. Inizia a imbrunire, ci aspetta una strada piena di tornanti e della tabaccaia neanche l’ombra. Dopo un’ora ci rassegniamo e partiamo. Dal bar ci salutano dispiaciuti di vederci andar via, per di più senza libro e senza aver visto la mitica tabaccaia di Petrella Tifernina. A Milano, per dire, un’adesione così te la sogni.

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