«Attenzione, la democrazia è in pericolo». Con questo grido d’allarme l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia lancia un appello per mettere un argine alle violenze fasciste che da mesi si ripetono con sempre maggiore frequenza nel nostro Paese ad opera di «varie sigle di organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web».

L’ultima aggressione sono le minacce ricevute ieri dalla sindaca di Sestri Levante Valentina Ghio (Pd) per una mozione della maggioranza che vieta sedi e spazi pubblici a movimenti che si rifanno al fascismo e al nazismo. «Morte ai rossi. Il vostro antifascismo merdoso non ci ferma. Viva il Duce», è scritto su una cartolina arrivata in Comune.

Queste azioni, è scritto nell’appello sottoscritto anche da partiti, sindacati, Arci, Acli e associazioni della società civile, «diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali».

Dopo gli ultimi raid fascisti Come Sestri Levante alcuni comuni hanno cominciato a vietare manifestazioni a organizzazioni che si richiamano al ventennio. E’ successo così, ad esempio, a Firenze, dove il 18 dicembre scorso il consiglio comunale ha votato a stragrande maggioranza (contrari solo Forza Italia e Fratelli d’Italia) una modifica dello statuto di Palazzo Vecchio che «contestualizza le libertà fondamentali della Costituzione nell’ordinamento comunale, vietando ogni forma di manifestazione contraria a tali principi, quali quelle nazista e fascista».

L’Anpi e gli altri sottoscritto l’appello ricordano come rigurgiti fascisti simili a quelli visti in Italia «stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’Est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe».

L’appello si chiude con la richiesta che le organizzazioni neofasciste e neonaziste «siano messe in condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come è già avvenuto in alcuni casi negli anni ’70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione». Ma anche alla mobilitazione dei cittadini per evitare che drammi del passato possano ripetersi. «Nel nostro Paese già una volta – si conclude l’appello facendo riferimento a quanto accadde nel 1922 con la marcia su Roma – la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità».