Il motto socialdemocratico, «dalla culla alla tomba», è oramai un ricordo anche guardando i paesi scandinavi che, per molti anni, hanno rappresentato il modello più avanzato di welfare in Europa. Le politiche liberiste hanno segnato anche queste nazioni. Lo stato scandinavo più popoloso con i suoi 10 milioni di abitanti, la Svezia, per esempio ha ridotto gli ospedali di prossimità concentrandoli nelle grandi città. La carenza strutturale di personale sanitario, in particolare di quello medico, sono all’origine delle maggiori critiche verso le misure adottate dal governo per fermare il diffondersi del Covi-19.

LA SVEZIA, ad oggi, ha quasi raggiunto i mille contagiati e i morti sono due. Una situazione simile all’Italia tre settimane fa che, però, non ha fatto prendere provvedimenti adeguati. Anche il governo finlandese che su 5,5 milioni di abitanti ha, per ora, registrato solo 223 casi di persone infette, non ha adottato particolari misure, anche se la ministra della Sanità ha dichiarato che «le autorità stimano che il 35% della popolazione potrebbe contrarre il virus».

LA PICCOLA ISLANDA nonostante il numero di contagi sia arrivato a 156, su una popolazione complessiva di 364mila abitanti, sembra solo più consapevole dei rischi del contagio. Il governo ha attivato un sito dedicato, coronavirus.is, che fornisce informazioni, consigli e prescrizioni alla popolazione limitando gli assembramenti a meno di 100 persone, favorendo il lavoro a domicilio, chiudendo solo scuole superiori e università con l’intento di spalmare nel tempo la velocità del contagio.

LA DANIMARCA, invece, su una popolazione di 5,5 milioni ha registrato 827 casi. Nonostante i numeri in linea con gli altri paesi scandinavi, la prima ministra, Mette Frederiksen, ha adottato misure molto simili a quelle italiane: scuole chiuse, consiglio di rimanere nel proprio domicilio, quarantena per tutti i dipendenti statali, distanziamento nei mezzi di trasporto, la possibilità per i lavoratori privati di prendere la mutua per almeno 10 giorni e la sospensione di Schengen. La “garanzia terapeutica” per varie procedure sanitarie è stata temporaneamente sospesa, in modo che gli ospedali possano concentrarsi sul trattamento del coronavirus.

COME I “CUGINI” danesi anche la Norvegia, in pochi giorni, ha mutato drasticamente il proprio atteggiamento. Mercoledì il primo ministro, Erna Solberg, aveva dichiarato di non voler chiudere le scuole ma ha dovuto cambiare radicalmente posizione dopo che migliaia di genitori si sono mobilitati chiedendo lo stop alle lezioni e poi, negli ultimi 3 giorni, prendendo misure straordinarie simili all’Italia. Per questo il governo ha garantito sostegno concreto all’economia del paese: sospensioni di pagamenti e mutui, sostengo al reddito e alla previdenza, il tutto grazie alla particolare condizione del paese dei fiordi: la mancanza di debito pubblico (sono una nazione a credito rispetto agli altri Stati) e l’annuncio di poter fruire anche delle plusvalenze derivate dal commercio del petrolio.