Il bollettino del giorno è sostanzialmente identico a quello di ventiquattr’ore prima. I nuovi casi positivi sono stati 31 mila come venerdì. In terapia intensiva ci sono 97 pazienti in più – erano stati 95 il giorno prima – e ora sono 1843 in tutto. I tamponi processati sono stati 215 mila, altro numero invariato, che tiene fermo al 15% anche il rapporto tra casi e test.

È stabile anche la distribuzione dei casi per regione: quasi novemila in Lombardia, oltre tremila in Campania, più di duemila in Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio e Emilia-Romagna. Quello che invece cambia, e in peggio, è il numero dei decessi giornalieri salito a 297, quasi cento più rispetto a venerdì.

DIFFICILE DIRE SE I DPCM stiano stabilizzando la curva sulla base delle variazioni giornaliere. Per una valutazione più accurata, è bene confrontare i dati su base settimanale. Si registra così un aumento dei casi del 71% settimana su settimana. Il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva è salito del 69%. Quello delle vittime del 91%, in linea con le previsioni del fisico Giorgio Parisi che condurrebbero a 500 decessi al giorno entro la metà di novembre. La capacità diagnostica, pur cresciuta, non tiene il passo della pandemia: i tamponi eseguiti in una settimana sono aumentati solo del 18%, quattro volte meno dei nuovi casi.

L’ANALISI DEI CONTAGI per fasce di età indica però una tendenza al peggioramento. Nella fascia degli ultra-settantenni i nuovi casi sono finora meno numerosi, ma crescono a un ritmo più rapido. Se in proporzione sui casi gli anziani tornassero ad essere la maggioranza, il numero dei decessi e il carico sulle strutture ospedaliere potrebbe persino aumentare.

I REPARTI OSPEDALIERI intanto continuano a riempirsi e questo è il dato che più preoccupa il governo. Nei giorni scorsi il commissario straordinario Arcuri aveva dichiarato che i posti letto in terapia intensiva in Italia sono stati portati a oltre diecimila unità. Ieri però il segretario dell’Associazione anestesisti e rianimatori Alessandro Vergallo aveva delineato un quadro più realistico, ridimensionando il numero massimo di posti disponibili. A mancare non è la strumentazione, ma il personale.

«Con la messa all’opera di specializzandi, la riduzione delle attività chirurgiche, l’arruolamento di colleghi che lavorano nelle sale operatorie, il blocco totale delle ferie, l’azzeramento oltre il limite consentito dei riposi previsti dalla legge – ha spiegato Vergallo a Repubblica – non possiamo coprire più di settemila posti». Oggi il tasso di saturazione è al 24%, vicino a quel 30% che costringerebbe gli ospedali a rimandare le terapie dedicate ad altre patologie, con inevitabili ricadute a lungo termine sulla salute di tutta la popolazione. La soglia è già stata superata in Piemonte, Valle D’Aosta, Umbria e Campania. Ma siamo ancora lontani dal picco di oltre quattromila pazienti ricoverati in terapia intensiva toccato durante la prima ondata.

IL GOVERNO HA CHIESTO LUMI più volte al Comitato tecnico scientifico, prima di decidere eventuali provvedimenti. All’incontro tra premier e capi-delegazione delle forze di maggioranza hanno partecipato anche i membri più autorevoli del comitato, come il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. La nota di Palazzo Chigi parla di «ampio confronto» tra esperti e capi politici, in cui analizzare «lo scenario attuale, i trend della curva, e le varie situazioni di criticità».

IN SERATA, IL MINISTRO Speranza ha chiesto agli scienziati un nuovo rapporto sui territori in cui concentrare eventuali nuove misure, che a questo punto sembrano a tutti più vicine.

AUMENTA, ANCHE SE RESTA limitata, l’efficienza della app Immuni nel tracciamento dei contatti. Da ieri è stato risolto un “bug” della app che nascondeva le notifiche sugli iPhone. Nelle ultime due settimane le notifiche ai contatti a rischio dei casi positivi sono salite da circa mille a quasi cinquemila al giorno. Per ogni caso positivo la app individua attualmente circa trenta contatti a rischio: un numero destinato inevitabilmente a salire perché la percentuale degli utenti che usano la app, oggi il 15% degli italiani, sta gradualmente aumentando al ritmo di circa 40 mila nuovi download al giorno.