tempo che il pensiero critico consideri la crisi ecologica in termini nuovi, attraverso una discussione aperta sulla dimensione ecologica della critica dell’economia politica, sui principi su cui è stata costruita la critica al capitalismo e sulla possibilità di produrre un’idea nuova di società, in cui il superamento dello sfruttamento riguardi tutta la biosfera.

«Lavoro Natura Valore» di Emanuele Leonardi è una riflessione densa e accurata sugli elementi che hanno determinato la crisi socio-ecologica planetaria. Un testo che ci porta ad affrontare direttamente il ritardo nelle pratiche e nelle forme assunte dal dibattito politico, costruendo un discorso innovativo sul nesso tra la sfera della produzione, quella della riproduzione e quella ecologica.
L’autore sostiene che, ancora fino a pochi anni fa, un libro dedicato al rapporto tra scienze sociali e crisi ecologica avrebbe richiesto una giustificazione, mentre adesso con difficoltà l’ecologia politica si è ritagliata un proprio spazio. Il dibattito pubblico si muove però ancora intorno ai problemi del mercato, all’idea che si potrà risolvere tutto correggendo alcuni comportamenti e soprattutto rendendo economicamente vantaggiosa la produzione sostenibile. È quello che Leonardi definisce carbon trading dogma, quando parla del commercio delle emissioni di gas serra, l’idea cioè che il cambiamento climatico sia un fallimento del mercato o una sua cattiva gestione e che si possa uscirne adottando le giuste strategie di vendita.

La crisi ecologica è però il problema fondamentale del nostro tempo, lo è soprattutto in quanto prodotto dell’espansione del capitalismo, del modello di vita e di organizzazione della società che è emerso nella modernità e del sistema di sfruttamento su cui è costruito. La questione adesso, come dimostra il discorso di Leonardi, è che siamo giunti appena al riconoscimento del problema. Buona parte del pensiero critico, ad esempio, interpreta ancora la questione ecologica come una delle tante questioni da affrontare nella revisione dei rapporti sociali. L’ecologia politica però non ha nulla a che vedere con il dibattito sulla green economy e se i comportamenti ecocompatibili sono in effetti un lusso da ricchi è proprio perché il sistema nel suo complesso scarica sulle fasce più deboli gli scarti. Essere poveri significa anche inquinare per far arricchire gli altri.

L’estrazione di valore è un processo che combina lavoro, innovazione tecnologica, risorse e capacità generative della natura. Per spiegare le sue posizioni, Leonardi riprende una questione centrale della storia del pensiero critico: la separazione del lavoro dal valore. Come suggerisce Stefania Barca nella sua prefazione, una delle questioni fondamentali poste dal libro è che il motore della distruzione è l’organizzazione capitalistica del lavoro. Quella forma che ha mantenuto intatta la propria capacità distruttiva, dato una struttura gerarchica precisa al pianeta e contribuito a mantenere elevatissimi i tassi di estrazione di valore dalla natura. L’organizzazione capitalistica del lavoro è «la causa diretta della crisi ecologica, proprio in ragione del suo dipendere dall’esigenza di accumulazione e crescita che caratterizza il ciclo del capitale». Ripartendo da André Gorz e dalla liberazione del lavoro, Leonardi ci ricorda che è possibile sostenere un cambiamento solo superando il modello economico attuale e utilizzando il potenziale enorme che ancora risiede nel lavoro umano.

In termini essenziali per il dibattito italiano, «Lavoro Natura Valore» ci propone di cambiare le categorie e di ricostruire un pensiero critico radicale che riveda il possibile nesso tra marxismo e decrescita, le gerarchie prodotte dalla modernità, le prospettive sul nostro futuro.