Con un verdetto unanime, la Corte Suprema statunitense ha revocato i brevetti sui test genetici per la prevenzione del cancro al seno, detenuti finora da un’azienda dello Utah, la Myriad Genetics. Pertanto, da oggi i controlli sui geni denominati Brca, che causano una predisposizione al tumore, potranno effettuarsi liberamente, senza licenze o royalties di sorta. A causa del monopolio brevettuale, il test costa attualmente oltre 3000 dollari negli Usa. Il tema era giunto sulle prime pagine già alcune settimane fa: l’attrice Angelina Jolie aveva infatti raccontato sul New York Times di essersi sottoposta al test e di auspicare che anche donne meno abbienti potessero fare altrettanto. In tempi di austerity, però, nessun sistema sanitario pubblico può permettersi campagne di prevenzione basate su test così dispendiosi. Inoltre, il brevetto aveva impedito che altri esami sugli stessi geni, più efficaci e meno costosi, fossero applicati.

La controversia tra la Myriad e le associazioni di pazienti e ricercatori durava da quasi un ventennio, costellato da decisioni di tribunali e uffici brevetti spesso contraddittorie. Il verdetto di ieri dovrebbe concludere la vicenda creando un precedente importante, anche se non rappresenta un divieto ai brevetti in campo biotecnologico. La Corte Suprema, infatti, ha dato torto alla società perché i suoi brevetti riguardano geni esistenti in natura e non sequenze di Dna create artificialmente: dunque, i prodotti e le tecnologie dell’ingegneria genetica (dagli Ogm alle sequenze di Dna mutate in laboratorio dai ricercatori) potranno ancora essere brevettati.

Paradossalmente, non sarà la Myriad Genetics la principale vittima della sentenza. I brevetti sui geni Brca sarebbero scaduti in ogni caso nel giro di un paio d’anni e la società americana ne ha già ricavato abbondanti profitti. L’importanza della sentenza deriva dal mutato atteggiamento della Corte Suprema. Durante il boom della ricerca biotech degli anni ’90, infatti, ottenere brevetti come quelli sui geni Brca era assai più facile, tanto che nel 2006 un’inchiesta del mensile Scientific American stimò che il 20% dei geni dell’uomo era già stato brevettato. Tale disinvoltura ha generato lo sviluppo di un gran numero di piccole e grandi società biotecnologiche, aiutate anche dalla finanza facile. Ma finora i risultati in campo diagnostico e terapeutico sono stati scarsi. E anche alla Corte Suprema si stanno ricredendo.