Era da settimane nell’aria e ora sembra certo: sarà la Russia il primo paese a produrre e distribuire a livello di massa un vaccino per Covid-19. Un successo per Vladimir Putin foriero di molte ricadute, sicuramente propagandistiche e d’immagine ma anche in qualche misura commerciali. Il vaccino è stato sviluppato dagli scienziati del Centro di ricerca nazionale di epidemiologia e microbiologia «N.F. Gamaleya».

«IL PRIMO VACCINO contro il coronavirus ha completato i test clinici, ora è in preparazione un pacchetto di documenti per la procedura di registrazione» ha affermato sabato in conferenza stampa il ministro della Salute delle Federazione Michail Murashko. Ieri la conferma: il 10 agosto il vaccino sarà registrato ufficialmente.

La vaccinazione di massa, secondo il ministro, inizierà in ottobre e prima di tutto verranno vaccinati gli individui a rischio: i medici, gli insegnanti e coloro che sono costantemente a contatto con grandi gruppi di persone. E dopo che Putin aveva sostenuto che il vaccino avrebbe dovuto avere «un prezzo popolare», le autorità hanno annunciato che le vaccinazioni saranno gratuite. Le precisazioni sul costo dell’antidoto al coronavirus seguono la denuncia di un paio di settimane fa di Bloomberg secondo cui personaggi dell’élite russa tra cui ci dirigenti del gigante dell’alluminio United Co. Rusal e funzionari governativi avevano avuto accesso sin da aprile a un vaccino sperimentale contro Covid-19.

Il primo vaccino russo anti-coronavirus era stato sviluppato a metà luglio dagli scienziati dell’Istituto Gamaleya insieme al ministero della Difesa, e le autorità aveva riferito di aver completato con successo i test sui volontari presso un ospedale militare. «Al momento della dimissione, tutti i volontari senza eccezione, dopo aver assunto l’antidoto, si sono sentiti bene. Pertanto, il primo vaccino nazionale contro la nuova infezione da coronavirus è pronto» aveva sostenuto il primo vice ministro della Difesa Ruslan Tsalikov.

IL VACCINO RUSSO SAREBBE secondo gli studiosi un cosiddetto «vaccino vettoriale», raccolto sulla base del dna dell’adenovirus con il gene inserito del coronavirus SARS-CoV-2. Kommersant sostiene che la scoperta di un vaccino per mezzo di una ricerca “made in Russia” totalmente finanziato da organi statali ha provocato più di un mal di pancia e fatto parlare di «concorrenza sleale» ai dirigenti dell’azienda russa R-Pharm, la quale aveva stretto un accordo con il colosso farmaceutico britannico-svedese AstraZeneca per fornire alla Russia e ad altri paesi un vaccino in fase di sviluppo presso l’Università di Oxford. Che però sarà pronto per la produzione e la distribuzione di massa solo nei primi mesi del 2021.

L’ANNUNCIO DI MOSCA di aver vinto la corsa al vaccino anti-covid ha provocato molte perplessità negli Stati uniti e in Europa. Uno scetticismo espresso sia dai media che dai funzionari responsabili dell’assistenza sanitaria di vari paesi europei. Il dubbio che gli studi clinici russi possano essere stati inaccurati nel tentativo di tagliare il traguardo per primi è stato espresso apertamente venerdi scorso, durante l’audizione al Congresso Usa, del principale esperto di malattie infettive americano, Anthony Fauci.

Ma la difficoltà a riconoscere il successo dei russi potrebbe essere determinata anche da una sorta di malcelata invidia, una ferita nell’autostima occidentale che si nutre della sua presunta superiorità scientifica. Lo sostiene ad esempio l’editorialista di Ria Novosti Ivan Danilov, secondo il quale è possibile ipotizzare che la «corsa ai vaccini» continuerà comunque: «Quelli russi e cinesi saranno immediatamente dichiarati pericolosi – scrive il giornalista russo – e queste tesi verranno accompagnate anche da fake news. Parallelamente, per convincere una parte più scettica del pubblico occidentale, verrà promossa l’idea secondo cui in ogni caso, anche se i vaccini funzionano, essi vengono realizzati utilizzando dati presumibilmente rubati da hacker».