Dopo quattro secoli anni di storia, la corrida è stata dichiarata patrimonio culturale spagnolo. Lo stabilisce una legge – approvata mercoledì con i soli voti del Partito popolare – che da ora in poi garantirà a questo «spettacolo» appoggio economico, tutela e diffusione da parte delle istituzioni iberiche. Una vittoria per gli aficionados alla tauromachia, che già nel marzo del 2012 avevano firmato in 600.000 la proposta di legge ora passata in via definitiva in Senato.

Con questa normativa– ha commentato con soddisfazione il senatore popolare Sebastián Ruiz – «La corrida tornerà anche in Catalogna», unica regione ad aver sbarrato le porte delle sue plazas de toros già a luglio del 2010. Una provocazione più che una concreta possibilità, che si inserisce nel dibattito indipendentista tra Madrid e Barcellona per rinfacciare implicitamente alla Catalogna di aver bandito la tauromachia con lo scopo di marcare una netta distanza culturale dal resto del paese. Secondo il testo della legge, la corrida andrebbe protetta anche per gli «importanti risvolti economici» che essa comporta. E si tratta, in effetti, di risvolti di un certo impatto: secondo uno studio universitario riferito al 2008 (quando la crisi ancora non mordeva così forte), la fiesta taurina, con 9 milioni di spettatori all’anno, farebbe incassare circa mille milioni di euro (il 60% generato dalle grandi corride e il resto dalle feste di paese). L’indotto totale del settore è stimato intorno a 2 miliardi e mezzo di euro con 160mila posti di lavoro e circa 1.300 allevamenti di tori da combattimento sparsi per il paese. Pochi dubbi, quindi, sul fatto che il mondo della corrida – nonostante le costanti polemiche e la crisi che, pure, ha inciso sui numeri – goda di discreta salute e di un importante seguito. Che poi si tratti di uno «spettacolo culturale che implica un insieme di conoscenze e abilità artistiche», è, invece, questione molto più controversa, che ha fatto gridare allo scandalo tutta l’opposizione, compatta nel rifiuto della legge ma surclassata dalla maggioranza assoluta del Pp. Izquierda unida ha definito la corrida una «tradizione riprovevole portata in auge dal franchismo», mentre i Catalani di Esquerra Republicana hanno parlato di «una partica selvaggia e retrograda che l’Europa vede con gli stessi occhi con cui noi spagnoli guardiamo le immagini delle lapidazioni in Africa». Gli ecologisti di Iniciativa per Catalunya Verds e i socialisti ma hanno invece insistito soprattutto sull’aspetto ideologico della legge: per i verdi catalani «la nuova diposizione è uno strumento con cui il governo vuole intraprendere una battaglia ideologica», mentre il Psoe l’ha definita «innecessaria e utile solo a creare contrapposizione tra gli spagnoli». Ma il governo, tutt’altro che turbato dalle accuse, vorrebbe addirittura portare sul piano internazionale il riconoscimento di «attività culturale». L’esecutivo ha infatti dichiarato che nei prossimi mesi avvierà le pratiche affinché l’Unesco riconosca la tauromachia come patrimonio dell’umanità.