Hanno sfilato in corteo con bandiere italiane ed europee ed erano migliaia. La risposta della Comunità islamica alla politica xenofoba della sindaca di Monfalcone è stata compatta: volti sorridenti in quel ritrovarsi così tanti assieme per poi sfilare con pacifica determinazione perché «La sindaca Cisint apra le porte a tutti i cittadini». «Siamo tutti monfalconesi» avevano gridato le donne riunite a centinaia qualche giorno fa proprio per organizzare la manifestazione di ieri. Una lunga fila di passeggini parcheggiati lungo il muro del centro Darus Salaam – uno dei due in cui, un paio di settimane fa, è scattato il divieto di pregare – e dentro la grande sala solo donne e bambini: «Vogliamo dirlo: siamo tutte italiane. Lavoriamo qui, paghiamo le tasse qui, spendiamo qui». E «Siamo tutti monfalconesi» è diventato lo slogan della manifestazione indetta «contro tutte le divisioni».

UN MARE DI BANDIERINE tricolori e sono state proprio le donne ad aprire il corteo. Quelle che vogliono iscriversi ai corsi di italiano che il Comune non supporta, mandare i propri figli a scuola con gli altri bambini, non sentirsi più calunniate da chi le vede soltanto schiave di un patriarcato retrogrado e violento. Non erano sole: i bengalesi erano tutti in piazza e poi molti senegalesi e tanti cittadini solidali; c’erano anche l’Anpi, la Cgil, associazioni e partiti un poco in disparte ma presenti. «La sinistra, Pd compreso, ritiene di stare dalla parte di chi picchia le donne, le vela completamente già in tenera età, le vuole spose con matrimoni combinati ancora minorenni e soprattutto sta dalla parte di coloro che non accettano di rispettare la legge italiana» il veleno di Cisint sulla sua pagina fb.

QUELL’OCEANO DI GENTE non se lo aspettava nessuno: le facce dei presidenti dei Centri culturali e degli imam che si sono susseguiti sul palco erano sorridenti, commosse.

Cisint non poteva non accusare il colpo. «Questa manifestazione è un atto di arroganza, una provocazione» aveva esternato giorni fa e poi, vedendo il crescere della mobilitazione aveva già mostrato qualche segno di nervosismo dirottando il percorso originario del corteo un po’ più fuori mano («Più che una manifestazione, un giretto» l’aveva battezzato).

Poi aveva rivolto un forte invito ai suoi concittadini per un brindisi in piazza – stesso giorno stessa ora – dove però sono bastate solo un paio di bottiglie perché una gran folla ieri non si è presentata. Eppure, anche il Giornale – da tempo megafono di Cisint al pari di Libero – aveva pubblicizzato l’appuntamento in piazza davanti al Presepe in contrapposizione alla manifestazione degli «estremisti islamici».

Poca gente davanti al presepe «che nessuno ci porterà via», mentre dallo schermo appare anche la faccia benaugurante di Salvini con dietro la sua scarna claque. Consapevole che perfino la Questura ha ammesso la presenza di almeno 8.000 persone in corteo, Cisint è apparsa nei notiziari con la faccia tirata: «Ma cosa intendono questi con integrazione? Non sarà che vogliono prendersi tutto quello che gli pare senza rispettare le regole, le nostre regole?».

LA PRIMA NOTA ALLA STAMPA è arrivata nel pomeriggio dalla Consigliera regionale cinquestelle Rosaria Capozzi, interprete del pensiero di tutti quei partiti e associazioni che hanno partecipato alla manifestazione al fianco della Comunità islamica: «La grande manifestazione pacifica e ben organizzata dev’essere considerata storica, una pietra miliare di un percorso di convivenza civile. Monfalcone è un importante laboratorio per l’Italia e per l’Europa, merita grande attenzione, non ha bisogno di figure che speculano sulla sua particolare condizione di centro fortemente multietnico per fare campagna elettorale. L’unica misura che garantisce la sicurezza sociale è il rispetto. La politica che sta attuando la sindaca Cisint è pericolosa: è nella contrapposizione sorda che crescono gli integralismi».

Ma chi non vuol vedere non vede e Cisint posta sulla sua pagina: «La città di Monfalcone era in piazza davanti al presepe. Chi usa nei cortei le bandiere italiane prima rispetti la legge, la nostra cultura e le nostre tradizioni, impari l’italiano, tratti la donna con dignità. Dopo ne parleremo».