Oggi la comunità ebraica romana, la più numerosa d’Italia, vota per eleggere il nuovo Consiglio e il nuovo presidente, oltre che la Consulta. Gli iscritti sono 14mila, gli aventi diritto 9mila. Quattro anni fa l’astensionismo era stato molto alto, con il 36,1% di votanti, in calo rispetto al 38% delle elezioni precedenti. Numerose le liste in campo: 6, 2 in più di 4 anni fa, per un totale di 135 candidati. Per la prima volta il sistema elettorale non permette il voto disgiunto ed è una innovazione che non tutti hanno apprezzato dal momento che molti, in una comunità comunque piccola e dove tutti si conoscono, erano abituati a votare per le persone più apprezzate indipendentemente dalla lista.

Le liste in campo sono sei: “Per Israele” che ricandida la presidente uscente Ruth Dureghello. La lista “Ebrei per Roma”, che si presenta per la prima volta e sostiene come presidente Giorgio Heller. “Dor Va Dor”, lista che riunisce soprattutto gli ex profughi dalla Libia, in campo per la prima volta, con Benedetto Alessandro Sermoneta in corsa per la presidenza. Presenti invece già nelle elezioni del 2015 “Menorah”, con Ilan David Barda, “Binah is Real”, la seconda lista con una candidata presidente donna, Daniela Pavoncello, e “Meghen David”, guidata da Marco Sed.

La presenza di numerose liste rende difficile per tutte il raggiungimento del 45%, soglia necessaria per ottenere il premio di maggioranza e poter così disporre della maggioranza per indicare da soli la giunta. Nel 2014 Ruth Dureghello mancò di pochissimo l’obiettivo, fermandosi al 44,08% e guidò una giunta unitaria con all’interno rappresentanti delle altre liste allora in corsa, anche se la seconda arrivata Fiamma Nierenstein, scelse di non entrare personalmente in giunta.
La campagna elettorale si è svolta su due assi portanti: il bilancio, campo nel quale la giunta uscente vanta un netto successo avendo portato a termine il risanamento nonostante i costi della crisi, ora superata, dell’Ospedale Israelitico e l’assistenza alle fasce disagiate della comunità: 300 famiglie al di sotto della soglia di povertà.