È ripartita ieri l’udienza preliminare al maxi processo dell’Ilva di Taranto a carico di 52 imputati (di cui 48 persone e le società Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva Spa). Dopo il pronunciamento della Cassazione che la scorsa settimana ha rigettato l’istanza di remissione del processo da Taranto a Potenza, ieri è stato il giorno della deposizione delle richieste di costituzione di parte civile al gup Vilma Gilli, che si è riservata di decidere aggiornando l’udienza al prossimo 21 novembre.

La decisione è scaturita dal numero impressionante di richieste presentate: quasi mille. Solo 280 sono infatti le parti lese individuate dalla Procura di Taranto, che si aggiungono ai 550 proprietari di immobili del rione Tamburi, distante appena 200 metri dal siderurgico, che nel corso degli anni hanno subito una svalutazione quasi totale dell’immobile. A questi si aggiungono dieci tra società e cooperative proprietarie di alcune cappelle del cimitero San Brunone del rione Tamburi, adiacente all’acciaieria. Nell’elenco figurano anche l’Istituto autonomo case popolari di Taranto, una Casa di cura ed una chiesa, sempre del quartiere Tamburi. Ben 15 invece le cooperative di mitilicoltori, che dall’agosto 2011 non possono più coltivare i mitili nel primo seno del Mar Piccolo a causa dell’elevata presenza di pcb e diossine registrata dai campionamenti dell’Asl. Nell’elenco figurano anche diverse famiglie di allevatori che tra il 2008 e il 2009 subirono l’abbattimento di centinaia di capi di bestiame in quanto anch’essi presentavano elevati livelli di diossina nelle carni.

Singolare invece la posizione delle istituzioni locali (hanno fatto richiesta di costituzione di parte civile anche i ministeri dell’Ambiente e della Salute). Il Comune di Taranto ha chiesto di costituirsi anche contro il sindaco Stefàno, tra gli imputati, ed ha presentato una richiesta danni per 10 miliardi di euro. Stessa richiesta economica è arrivata dalla Provincia di Taranto, che si vuol costituire anche contro l’ex presidente Florido, arrestato nell’ambito dell’inchiesta per concussione (una richiesta è giunta anche da quella di Lecce). I 20 miliardi dovranno servire per le bonifiche delle aree esterne all’Ilva e degli immobili deprezzati. Anche la Regione chiede di far parte del processo, nonostante fra gli imputati ci sia il governatore Nichi Vendola, anch’egli accusato di concussione per presunte pressioni effettuate sui vertici di Arpa Puglia in favore di Ilva.

Oltre al Comune di Statte, anche i sindacati Fiom Cgil, Cisl e Uil vogliono entrare nel processo come parti civili (ben 450 le richieste arrivate da altrettanti operai dell’Ilva), così come diverse associazioni del territorio, tra cui Confagricoltura che ha chiesto 10 milioni di danni. Fra le richieste anche quelle delle famiglie di alcuni lavoratori Ilva morti in incidenti sul lavoro in fabbrica, in particolare nel 2012.

E proprio nel giorno della ripresa del processo, la Commissione Ue ha confermato il proseguimento della procedura d’infrazione aperta contro l’Italia sul caso Ilva, in quanto «non ha provveduto» a far sì che questa «funzioni in conformità alla normativa Ue in materia di emissioni industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute umana e per l’ambiente». Bruxelles ha inviato infatti un parere motivato a Roma, che ha due mesi per rispondere altrimenti rischia il deferimento alla Corte di giustizia europea. Secondo la Commissione «si registrano ancora diverse violazioni della direttiva sulle emissioni industriali».