Se i rapporti fra Cina e Giappone sono intricati e tesi da molto tempo a questa parte, l’ascesa del primo come potenza mondiale, uno slittamento che ha inevitabilmente tolto dalla posizione geopolitica centrale il Sol Levante, non ha fatto altro che aggravare la situazione. Ma se i rapporti politici non sono fra i più rosei, c’è un altro livello sul quale i due paesi si scambiano volentieri i reciproci prodotti. Non solo l’economia giapponese è, come quella di gran parte degli altri paesi nel mondo, legata a materie prime e prodotti cinesi, ma il flusso di film e altre opere visive è sempre stato attivo, in maniera più o meno massiva.

L’ATTORE Ken Takakura, scomparso nel 2014, è uno dei volti giapponesi più popolari in Cina, o almeno lo era per le generazioni cresciute con i suoi film nel secolo scorso. Ora è l’animazione giapponese ad essere ammirata e a ispirare quella del vasto paese asiatico. Your Name di Makoto Shinkai è il film giapponese che più ha incassato in Cina, e lo stesso regista è diventato un nome assai popolare anche al di là del Mar del Giappone. Tanto che la CoMix Wave Films (la casa di produzione di Your Name) nel 2018 ha co-prodotto con la cinese Haoliners Animation League, Shikioriori: un lungometraggio ambientato in tre metropoli cinesi.
Se lo scorso anno era stata la volta di Totoro, primo film prodotto dallo Studio Ghibli a ricevere una, pur tardiva, uscita ufficiale in Cina, ora dopo i buonissimi risultati di quest’ultimo il paese asiatico ha deciso di aprire i suoi confini anche ad altri lungometraggi targati Ghibli. Uscirà infatti la prossima settimana, per la prima volta nei teatri cinesi, La città incantata, lungometraggio con cui Hayao Miyazaki consacrò definitivamente la sua fama a livello planetario, vincendo prima l’Orso d’Oro a Berlino e poi l’Oscar al miglior film d’animazione.

TUTTO questo succedeva nei primi anni del nuovo millennio, precisamente nel 2002 a Berlino ed il febbraio successivo a Los Angeles. Sono passati quindi diciotto anni dall’uscita originale, ma gli spettatori cinesi non hanno mai avuto la possibilità di estasiarsi davanti alle fantastiche immagini di Chihiro e delle sue avventure in un mondo dove tutto si anima e ha un’anima. Certo Miyazaki e lo Studio Ghibli sono conosciuti in Cina grazie a dvd piratati, streaming illegale, conversazioni e discussioni in rete, e recentemente anche grazie al primo negozio ufficiale dello studio giapponese aperto a Shangai nel 2016.

QUESTA popolarità «proibita» ed «illegale» ha fatto sì che molti giovani si appassionassero all’animazione nipponica, finendo anche per esserne influenzati una volta diventati loro stessi animatori. Forse il caso più esplicito è quello di Liang Xuan e Zhang Chun, registi dell’ottimo Big Fish and Begonia, uscito anche in Italia: lungometraggio animato che si ispira parzialmente alle opere dello Studio Ghibli, ma che riesce ad infondere al film un’atmosfera unica.
Vedere uno degli indiscussi capolavori dell’arte animata mondiale sul grande schermo ed in condizioni ideali, per gli spettatori cinesi sarà un’esperienza memorabile ed è una sorta di evento molto atteso. Anche perché molta della mitologia trasposta in immagini da Miyazaki e dai suoi collaboratori in La città incantata è molto prossima alle leggende e ai miti presenti nella tradizione cinese. La figura del drago, Haku il ragazzo, è solo l’esempio forse più evidente, tanto che il poster creato per l’occasione – davvero molto bello e che rimanda a certe antiche pitture cinesi – ricrea proprio il volo e la fuga del drago fra le nuvole.

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