Nei giorni scorsi il Ministero degli esteri cinese, si è lamentato con gli Stati Uniti, a seguito della decisione di Obama (nella foto Reuters) di trasferire tre prigionieri uighuri da Guantanamo, ad una prigione in Slovacchia. Secondo Pechino si è trattato di un affronto, che non rispetterebbe la volontà cinese di sottoporre a processo quelli che vengono considerati «terroristi a tutti gli effetti». Il paradosso sta nella giustificazione dell’amministrazione americana, che da un lato tiene in vita un luogo disumano come Guantanamo, dall’altro risponde alla Cina che gli uighuri sono stati trasferiti in Slovacchia e non in mano cinesi, per questioni, in qualche modo, «umanitarie». Pechino ha fatto la voce grossa: «sono terroristi che minano la sicurezza nazionale cinese, ci auguriamo che anche altri paesi non accettino di dare asilo a esponenti di una pericolosa organizzazione terroristica». Gli Usa, nel consueto balletto diplomatico, si sono invece premurati di ringraziare il governo slovacco «per il gesto umanitario». Nell’arco di un anno sono state almeno 104 le vittime uighure di scontri tra polizia cinese e appartenenti all’etnia musulmana, nella regione cinese dello Xinjiang, da sempre considerato uno dei più gravi problemi interni di Pechino.