Il primo grande appuntamento della Cgil post pandemia per «serrare i ranghi» e avvertire il governo Draghi: se non ci ascolterà, tornerà la mobilitazione.
Ieri mattina a piazza Arco della Pace circa 3 mila delegati da tutta Italia si sono ritrovati in vista della ripresa autunnale, partendo dal ricordo commosso di un grande milanese amico del sindacato: Gino Strada.

DOPO GLI INTERVENTI dei delegati è stato Maurizio Landini a concludere con un messaggio chiaro al governo: «Nei giorni scorsi con Cisl e Uil abbiamo scritto al presidente Draghi e non abbiamo ricevuto ancora risposte. Noi non abbiamo alcuna intenzione di essere dimenticati adesso che c’è la ripresa dopo aver fatto per un anno e mezzo quelli che si sono assunti la responsabilità e che attraverso il loro lavoro hanno tenuto in piedi il paese», ha avvertito Landini. «Non abbiamo altri strumenti: se ci ascoltano e ci danno tavoli di trattativa siamo pronti a fare ancora una volta la nostra parte, se questo non succede abbiamo bisogno di voi – ha detto il segretario generale rivolgendosi ai 3 mila delegati – di mobilitarci, di fare assemblee e se necessario scendere in piazza e lottare riprendendo la parola perché il cambiamento può avvenire solo rimettendo al centro le persone e il loro lavoro».

L’ESTATE È PASSATA, non così le polemiche – spesso strumentali – sulla posizione del sindacato sul tema della vaccinazione. Landini sfrutta l’occasione per ribadire la posizione unitaria del sindacato confederale: «Il Covid non è superato e vaccinarsi è sia un dovere morale sia una responsabilità sociale. Lo stiamo dicendo da mesi», ricorda il segretario generale della Cgil assieme alla richiesta di togliere i brevetti sui vaccini. «La più grande rivoluzione che si può fare in un paese come il nostro è applicare i principi fondamentali della Costituzione, non solo il diritto al lavoro ma anche il diritto alla salute, all’istruzione, a un sistema sociale che metta la persona e i suoi diritti al centro. Per questo continuiamo a pensare che sia necessario applicare l’articolo 32 della Costituzione: l’atto più solidale e di maggiore intelligenza anche per affrontare le paure, le solitudini e le fragilità che tante persone purtroppo ancora vivono, è quello di affidarci a una decisione che, come prevede la Costituzione, renda il vaccino un trattamento sanitario obbligatorio», ribadisce Landini.

QUI ARRIVA ANCHE L’ATTACCO a Confindustria che continua a sostenere come «l’ obbligo vaccinale si può fare solo se tutti sono d’accordo, il che vuole dire – commenta Landini – schierarsi con quelli che sono contrari all’obbligo vaccinale». «Noi – continua il segretario Cgil – siamo coerenti con quello che abbiamo fatto già un anno e mezzo fa realizzando un protocollo per la sicurezza diventato poi legge che non è stato un regalo. E con altrettanta coerenza oggi diciamo che non può passare l’idea che gradualmente perché c’è la vaccinazione quei protocolli possano essere superati. Quei protocolli invece vanno mantenuti finché il virus non sarà sconfitto».

Sul Green pass «nulla in contrario – dice Landini – ma è ben diverso dall’obbligo vaccinale e non può essere che le persone per lavorare debbano pagare le protezioni individuali per loro previste e non è il momento di utilizzare strumenti discriminatori né elementi che possano alimentare divisioni». E seguendo la stessa logica Landini chiede «il ripristino della malattia per i giorni di quarantena», non più riconosciuto per mancanza di copertura del fondo Inps.

Le priorità nelle riforme della Cgil sono molto diverse da quelle del governo: pensioni – «dall’età di 62 anni le persone devono poter scegliere se andare in pensione» – , pubblica amministrazione – «usando i fondi europei per assumere e superare i tagli di decenni» -, ammortizzatori sociali – «tutte le persone che lavorano, a prescindere dal lavoro che fanno, devono avere gli stessi diritti e stesse tutele» – riforma fiscale – «che allarghi la base imponibile, riduca seriamente l’Irpef su lavoro dipendente e pensionati, combatta l’evasione fiscale come mai è stato fatto» – e legge sulla rappresentanza – «il diritto delle persone a eleggere i propri delegati in tutti i luoghi di lavoro e che il contratto nazionale sia una tutela».