Tutti gli occhi del mondo sono puntati su Pechino. Si alza il sipario sulle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali, le più sensibili della storia dei giochi olimpici. Il presidente cinese Xi Jinping da giorni ripete un unico mantra: la Cina farà del suo meglio per offrire dei giochi «semplici, sicuri e splendidi». Il messaggio è stato ribadito ieri mattina in un video che il leader cinese ha inviato al Comitato Olimpico Internazionale (Cio), ringraziandolo per il sostegno e la cooperazione. Pechino è al lavoro da tempo per allontanare l’ingombrante spettro della politicizzazione che questa edizione porta con sé. I boicottaggi diplomatici trainati dagli Usa, la censura e la repressione degli attivisti, e il controverso utilizzo delle app di monitoraggio sanitario sembrano non preoccupare il governo cinese.
A distanza di 14 anni dalle ultime Olimpiadi ospitate da Pechino – la prima città al mondo ad accogliere entrambe le manifestazioni – la Cina è profondamente cambiata: se allora il Dragone voleva ottenere il suo spazio nel panorama internazionale, adesso vuole mostrare al mondo la prosperità raggiunta sotto la dirigenza di Xi Jinping.

IL LEADER della nazione prospera spedisce al mittente le accuse sulle violazioni dei diritti umani in Tibet, Xinjiang e Hong Kong e sul caso della tennista Peng Shuai, attivando la macchina di propaganda e censura. All’approssimarsi dell’evento, il governo cinese ha minacciato o limitato l’uso dei social network di dissidenti e accademici liberali cinesi. Ma ad alcuni attivisti è andata peggio: da mesi vengono silenziate voci di dissenso contro il paese accusato di genocidio. Prima dei giochi, le autorità hanno arrestato due importanti attivisti per i diritti umani: l’avvocato Xie Yang e lo scrittore Yang Maodong, entrambi accusati di «incitamento alla sovversione statale».

L’attenzione è alta sui social media: il termine “Olimpiadi invernali” è tra i più sensibili in Cina, secondo solo a “Xi Jinping”, e i post critici sui giochi olimpici finiscono nell’oblio. Criticare la manifestazione sportiva è pericoloso quanto impossibile. La Cina ha infatti lanciato un avvertimento agli atleti: non politicizzare l’evento sportivo, se si vogliono evitare pesanti punizioni. I governi di diversi paesi hanno invitato gli sportivi a utilizzare cellulari temporanei per prevenire l’accesso ai dati sensibili attraverso la rete wifi messa a disposizione dal governo cinese.

METODI che preoccupano gli atleti che potrebbero boicottare la cerimonia di apertura di oggi. Per il Washington Post almeno due team occidentali hanno in programma di saltare la cerimonia inaugurale, anche se non si sa con esattezza quanti atleti aderiranno.
Gli sportivi vivono con il timore di essere arrestati dalle autorità cinesi o di essere puniti dall’organizzazione olimpica del loro paese. Il Cio però si è speso in prima persona per evitare i boicottaggi delle squadre, spingendo la delegazione sportiva di Taiwan a partecipare alla cerimonia inaugurale, nonostante l’iniziale assenza comunicata da Taipei (ufficiosamente) per le pressioni militari di Pechino nello Stretto.
Sul Cio si è abbattuta una bufera di polemiche: da una parte gli atleti contestano la scelta di organizzare le Olimpiadi in un paese che considerano pericoloso, dall’altra c’è la connivenza del presidente Thomas Bach verso Pechino.

IL PAESE, che osserva la politica “Zero Covid” per combattere la pandemia, ha chiuso il villaggio olimpico in una controllatissima bolla, dalla quale atleti e giornalisti non potranno uscire e, quindi, non potranno minacciare la stabilità interna difesa dal governo.
Pechino ha da giorni attivato i cannoni sparaneve per regalare agli oltre venti leader stranieri uno spettacolo imbiancato con neve finta. Tra i volti dei diversi autocrati (al Sisi fino a bin Salman) che siedono sugli spalti spicca quello del presidente russo Putin, che oggi incontra Xi per consolidare l’alleanza diplomatica ed economica. L’India, invece, boicotta l’evento. A New Delhi non è piaciuta la scelta di Pechino ricaduta su uno dei tedofori: un comandante militare cinese coinvolto in scontri mortali con le forze indiane nel 2020.
Evidentemente, Pechino accetta solo la politicizzazione e il nazionalismo con “caratteristiche cinesi”.