Se la censura in Occidente si è trasformata per lo più in una questione di finanziamenti – che determinano quali discorsi vengono favoriti, chi ha la possibilità di andare avanti e chi è condannato all’invisibilità – non possiamo ignorare che in altre parti del mondo è ancora ben presente un dispositivo oscurantista fondato sul divieto di mostrare determinati contenuti. A ben vedere poi le scene contestate sono sempre quelle: basta un bacio tra due individui dello stesso sesso, un’allusione a due genitori donna, insomma tutto ciò che dà statuto di esistenza e legittimità all’amore omosessuale.

L’ULTIMO episodio è legato al film Marvel Thor: Love and Thunder, successo planetario che ha incassato finora oltre 700 milioni di dollari. A decidere di vietarne la distribuzione è stata la Malesia, un Paese dove vige ancora una legislazione anti-gay che prevede fino a 20 anni di carcere per chi si rende «colpevole» di una relazione omosessuale, seppure il reato venga raramente perseguito. Al codice penale si affianca poi l’attività del Dipartimento per gli affari islamici, struttura religiosa interna al governo fautrice di una vera e propria «rieducazione» delle persone omosessuali. La scelta di non mostrare Thor è stata rivendicata con forza, in particolare dal viceministro delle comunicazioni Zahidi Zainul Abidin, che ha confermato l’impegno a censurare tutti i film con contenuti Lgbtq, aggiungendo: «È difficile per noi monitorare le piattaforme, ma su quello che riguarda le attività nelle sale siamo da sempre attivi, severi e impegnati».
Ad essere sotto accusa in Thor è il personaggio di Valkyrie, interpretato da Tessa Thompson e considerato bisessuale, così come il personaggio gay di Korg. Per le stesse ragioni, già un mese fa la Cina aveva annunciato che avrebbe bloccato la distribuzione del film. La Malesia aveva in realtà chiesto alla Marvel-Disney di operare dei tagli, ma gli studio si sono rifiutati. Lo stesso copione si era verificato con Lightyear, il prequel di Toy Story finito sotto la lente di ingrandimento di molti Paesi islamici per un bacio tra due donne, la space ranger Alisha e la sua partner. La scena ha comportato il blocco del film in una quindicina di Stati, prima fra tutti l’Arabia Saudita, particolarmente attiva sul fronte censura – al contrario degli Emirati Arabi, che hanno deciso di mostrare i titoli esteri nella loro versione originale ma solamente ai maggiori di 21 anni.

IL BACIO di Lightyear ha però una storia particolare: inserito nella sceneggiatura, era stato poi rimosso dalla stessa dirigenza Disney. Dopo lo scoppio della polemica legata alla legge della Florida soprannominata «Don’t Say Gay» – quando la stessa Disney fu attaccata per non aver preso posizione in merito al controverso provvedimento sull’educazione scolastica, con l’impossibilità per gli insegnanti di parlare di omosessualità – una lettera aperta dello staff aveva denunciato un atteggiamento censorio dell’azienda, in cui rientrava anche la cancellazione del bacio. Travolta dalle polemiche, la Disney ha fatto marcia indietro e lo ha reinserito.
Non c’è dubbio, comunque, che i film e i fumetti di supereroi siano attualmente degli apripista nel ridisegnare un immaginario in cui le relazioni omosessuali sono parte integrante. Lo stesso era infatti avvenuto già con Eternals e con Doctor Strange. Uno scambio proficuo tra istanze presenti nella società e i creatori di storie – al di là della monetizzazione delle multinazionali e della spinta delle lobby, è questa la chiave di lettura più significativa.