Sequestrare qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord «ovunque», su conti, libretti, depositi, fino a raggiungere 49 milioni di euro, il «bottino» della truffa allo Stato per la quale è stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Bossi. A ordinarlo è la Cassazione. Finora sono stati bloccati un milione e mezzo di euro. Ma con il via libera della Suprema Corte la caccia al tesoro adesso può partire davvero. Era quello che aveva chiesto pubblicamente Roberto Saviano a Salvini (che ha minacciato di fargli togliere la scorta). Esultano anche i dem, che hanno presentato un’interrogazione urgente: «Caro Di Maio – twitta il presidente Orfini – una volta urlavi onestà, ora sei alleato con chi ha truffato gli italiani».

La Lega, che non si è costituita parte civile nel processo, fa sapere che «sono in fase di perfezionamento decine di querele nei confronti di chi parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega». Quanto alle dichiarazioni, strilla alla sentenza politica: «Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così», dice il tesoriere Giulio Centemero. Il suo predecessore Belsito è stato condannato a quattro anni e dieci mesi. Bossi, appena rieletto senatore, a due anni e sei mesi per truffa ai danni dello Stato. Cinque anni per riciclaggio a Paolo Scala e Stefano Bonet, accusati di aver trasferito parte del bottino attinto dalla famiglia Bossi verso Cipro e la Tanzania.