Italia

La Casa della Pace in tribunale

Testaccio Domani il giudice decide se togliere i sigilli allo storico centro culturale

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 8 novembre 2015

Nella Roma della movida e dei grandi interessi, un silenzio assordante proviene dal cuore di Testaccio: un quartiere storico a cui è venuto a mancare uno spicchio pulsante di vita e politica. La Casa della Pace è stata chiusa.

In molti – oltre 300 persone, tra artisti, attivisti, bambini e adulti diversamente alibi – da oltre un mese non hanno più uno spazio, gratuito e condiviso, in cui portare avanti una socialità partecipe e non monetizzata.

Lo storico circolo sportivo e culturale è stato chiuso per decreto amministrativo da oltre un mese. Nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 ottobre, la polizia di Roma Capitale – con un imponente schieramento al seguito, formato da agenti e funzionari di carabinieri, polizia di Stato, Nas, Asl, Ispettorato del lavoro e Siae -, ha messo l’immobile sotto sequestro penale.

Domani alle 9,30 è stata fissata l’udienza per accogliere o respingere il ricorso presentato dai soci del circolo.

Nel frattempo, in molti si sono mobilitati per sostenere la storica realtà testaccina, che esiste da trent’anni e conserva al suo interno la memoria di molte battaglie.

Un folto gruppo di artisti – 40 tra gli scrittori, attori, registi e musicisti più titolati nel panorama italiano – ha diffuso un appello, reperibile online ( https://www.facebook.com/Artisti-Che-Sostengono-La-Casa-Della-Pace-566429516838305/?ref=hl).

Numerose realtà territoriali e cittadine hanno ospitato in questo mese le attività di mobilitazione politico-culturali promosse dal circolo: per impedire che in una notte venga azzerato tutto il lavoro svolto.

Dallo storico centro sociale Corto circuito – sempre più minacciato -, alla Casa della Pace, passando per i tanti luoghi chiusi a forza e restituiti alla speculazione o all’abbandono da cui erano stati riscattati, l’uso dello strumento amministrativo come apripista degli sgomberi è purtroppo una realtà difficile da contrastare. Ma nessuno vuole abbassare le braccia.

Scrivono gli attivisti del circolo testaccino: “Riteniamo fondati i nostri sospetti che dietro a questa operazione si celino appetiti lucrativi e privatistici in un luogo occupato dalla Casa della Pace che non ha padrini alle spalle, che è indipendente, autogestita, autofinanziata, e quindi più facilmente esposta”.

La Casa della Pace ha respinto con forza – e anche per via legale – le accuse contenute nel verbale: quelle di non essere un circolo culturale, ma un locale come gli altri, non in regola con i permessi.

“Vogliono screditare le finalità e le attività che, in questi trent’anni, siamo riusciti a costruire, sviluppare e consolidare”, dicono i componenti del circolo. Attività artistiche, culturali e d’impegno politico, realizzate attraverso dibattiti sui temi nazionali e internazionali e raccolte fondi (come di recente per i migranti).

Il volantino dell’associazione ricapitola l’attività della casa della Pace: iniziata nell’ottobre del 1984 “con l’occupazione e la valorizzazione di una porzione del complesso architettonico dell’Ex-Mattatoio di Testaccio, lasciato in un desolante stato di abbandono dal 1975. E’ proprio grazie al riutilizzo da parte di realtà culturali e sociali come la Casa della Pace di molti spazi del Mattatoio che è stato possibile salvare e restituire alla città un gioiello urbanistico altrimenti lasciato in rovina. Il lavoro svolto da queste realtà è servito, oltre che a recuperare e salvaguardare molte strutture edilizie, anche a riaffermare il carattere storico del Mattatoio e del Campo Boario, da sempre luoghi di scambio tra culture diverse, impedendo che queste aree fossero preda di mire speculative e affaristiche”.

Il Comune di Roma – spiega ancora il volantino – ha riconosciuto la funzione sociale e culturale svolta dal circolo testaccino già dal 2003, con un ordine del giorno collegato alla delibera n.10 del 28/02/2003 di riqualifica del complesso dell’ex- Mattatoio, “nel quale il Sindaco e l’Assessore competente si impegnavano a procedere all’assegnazione”. Alle tante promesse e impegni, non è però seguito nessun atto di formale di riconoscimento: “la Casa della Pace rimane, di fatto, l’unica realtà tra quelle storiche operanti nell’ex Mattatoio, ancora da regolarizzare”.

Per il mese di novembre e dicembre, la Casa della Pace ha lanciato una campagna di sottoscrizione itinerante per la città: sia per “rafforzare la rete con le altre strutture culturali e sociali, sia per fronteggiare il danno economico legato al sequestro e al successivo furto subito”.

Il 29 Novembre alla Casa del Popolo di Torpignattara si svolgerà un dibattito, seguito da cena con spettacolo mediorientale. L’11 dicembre, serata reggae al Centro sociale Intifada.

Ma quello di domani in tribunale resta il primo appuntamento. Determinante.

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