Qui Roma. Ogni mattina, un gigantesco ingorgo intasa le consolari dirette verso il centro della città. Nel pomeriggio la trappola si ripete in direzione opposta. Il Servizio Sanitario Regionale stima 1.000 decessi prematuri all’anno a causa dell’inquinamento. Il declino appare ineluttabile.

Tuttavia, tre piccole trasformazioni avvenute durante gli ultimi due anni paiono l’avvisaglia di un rivolgimento epocale per chi vede nella bicicletta un modo di uscire dal pantano.

Primo, nel settembre del 2016 Roma ha firmato il protocollo di intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per realizzare una spettacolare ciclovia turistica di oltre 40 km nota al grande pubblico come GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette). Il costo previsto è di circa 300mila euro al chilometro, per un totale di 15 milioni di euro.

Secondo, nel settembre 2017, vicino alla stazione Termini (sottopasso di Santa Bibiana) il Comune ha realizzato un centinaio di metri di corsia ciclabile sulla sede stradale. Per Roma, un’innovazione di non poco conto. Il costo viene quantificato in circa 20 mila euro al chilometro.

Terzo, nel gennaio 2018 è partito il cantiere per la ciclabile Nomentana, un sontuoso viale alberato che collega le mura del centro con i quartieri residenziali esterni: costo quasi 500mila euro al chilometro.

In realtà, non esiste alcun piano dietro questa sequenza temporale. Sono gli esiti finali di storie indipendenti che Roma cova da decenni. Lo sviluppo della mobilità in bici potrebbe spegnersi qui. Tuttavia, il contesto in cui avvengono questi cambiamenti fanno immaginare scenari interessanti.

La realizzazione del GRAB avviene grazie all’intervento del Ministero dei Trasporti: lo Stato finanzia un’infrastruttura dedicata alla bicicletta. Allo stesso tempo, l’intervento nel sottopasso di Santa Bibiana e lo sblocco del dossier Nomentana sono legati alla scelta dell’amministrazione capitolina di nominare, per la prima volta in Italia, un delegato dell’assessore alla mobilità con incarichi sulla ciclabilità. L’esperimento, non esente da critiche, ha mostrato la necessità di individuare obiettivi precisi, senza i quali la mobilità in bicicletta rimane un lusso.

Se non è un piano, per lo meno si intravede una coerenza con le recenti Disposizioni per lo Sviluppo della Mobilità in Bicicletta (Legge 11/1/2018 n.2), secondo cui il Ministero dei Trasporti acquista un ruolo centrale nel trainare la mobilità a pedali. Non solo ponti, autostrade, gallerie: l’eccezionalità del GRAB diventa regola e lo Stato è obbligato ad occuparsi delle infrastrutture dedicate alla bicicletta. La stessa legge, obbliga i comuni a dotarsi di piani per lo sviluppo della ciclabilità e a Roma, le idee non mancano.

Ad esempio, lo scorso 7 aprile, nel corso di un incontro con gli interlocutori istituzionali, l’associazione Salvaiciclisti-Roma ha presentato un biciplan che l’agenzia Roma Mobilità sta valutando per il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS). Il piano è frutto di un lavoro dal basso maturato nel corso degli anni e consiste in una struttura portante di 10 corridoi radiali lungo le consolari, 3 anelli di raccordo fra i quartieri residenziali, per un totale di almeno 250 km di percorsi ciclabili. Il biciplan promette ai romani l’opportunità di uscire dagli ingorghi e usare la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano. Considerando i costi medi dichiarati per GRAB, Santa Bibiana e Nomentana, la costruzione di questa infrastruttura varrebbe intorno agli 80 milioni di euro. Niente, se parliamo di Roma.

«Ma nessuno si faccia illusioni» avvertiva Paolo Gandolfi, uno degli artefici della legge per la ciclabilità: senza un Ministro delle infrastrutture attento, e senza una pressione della società civile per finanziare le opere, sarà difficile produrre cambiamenti. Roma è a un passo da entrare, con grande ritardo, nell’era moderna della mobilità urbana. C’è bisogno della partecipazione di tutti alla Bicifestazione del 28 Aprile. Come l’aria che respiriamo.

* Salvaiciclisti-Roma