Con l’hashtag #delucavattene Beppe Grillo ieri ha avviato dal suo blog la campagna per il ritorno alle urne in Campania: «Candidare Vincenzo De Luca, impresentabile per la commissione Antimafia, ineleggibile in conseguenza della legge Severino, è uno spregio del Pd nei confronti dei cittadini campani. De Luca non potrà governare e verrà sospeso non appena ufficialmente eletto. Non potrà fare una giunta, neppure un atto amministrativo perché sarà già decaduto. La Campania sarà paralizzata. Esiste solo una soluzione: ritornare subito al voto e impedire che De Luca si candidi nuovamente».

Picchiano duro anche i parlamentari grillini in commissione Antimafia: «Denunceremo De Luca per minaccia al corpo politico dello stato. Una minaccia para-mafiosa a un’istituzione rea di aver fatto solo il proprio dovere. Il Movimento 5 Stelle si è impegnato molto esercitando una pressione rivelatasi decisiva. Che Vincenzo De Luca reagisca in questo modo non fa che avvalorare l’adeguatezza del suo inserimento nella lista pubblicata».

La denuncia-querela presentata dal neogovernatore martedì nei confronti di Rosy Bindi ha fatto immediatamente risalire il livello delle polemiche. Sul tema è tornato anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Nell’intervista a Repubblica uscita ieri, sottolineava che la sospensione prevista dalla legge Severino (dopo la condanna di De Luca in primo grado per abuso d’ufficio), non può tramutarsi in decadenza, avvalorando quindi la tesi che si possano insediare consiglio e giunta, permettendo al vice di avviare la macchina in attesa del ricorso. Per poi dire la sua sulla lista diffusa dall’Antimafia: «Questa vicenda degli impresentabili è stata, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale». Accusato di essere troppo filorenziano, ha precisato: «Nessun attacco a Rosy Bindi e alla commissione ma una critica sul codice etico e il suo utilizzo per stilare la cosiddetta lista dei candidati, che ha finito per rappresentare un giudizio di tipo politico». Ciò che non avrebbe funzionato, secondo Cantone, sono i criteri, come, ad esempio, il solo rinvio a giudizio: «Una valutazione di tipo formalistico sulle candidature rischia indirettamente di legittimare soggetti che, pur non essendo sottoposti ad alcun rilievo penale, possono essere caratterizzati da ben più gravi coefficienti di inidoneità a rappresentare i cittadini, quale ad esempio la notoria frequentazione con pregiudicati».

Il senatore 5 Stelle Giarrusso dice che nel Pd qualcuno vorrebbe presentare una mozione per far dimettere Bindi dalla guida dell’Antimafia, e il ministro della giustizia Orlando, interrogato sull’opportunità di un passo indietro della presidente, restituisce la palla alla commissione cui «spetta ogni valutazione», e aggiunge: «Questa vicenda non deve diventare elemento di scontro politico». Ma lo scontro prosegue. Il vicepresidente dell’Antimafia, Claudio Fava, difende Bindi, chiede una plenaria per chiarire la vicenda e aggiunge che la posizione del capogruppo in commissione, Michele Mirabelli, che da giorni martella contro Bindi, non corrisponde a quella della maggioranza dei dem. «Ingerenze» nei fatti del Pd, si inalbera Mirabelli, escludendo una richiesta di dimissioni della presidente (dimissioni auspicate invece dal segretario dell’Antimafia, il socialista Di Lello) anche se il «caso» della lista di impresentabili, dice, va discusso.
De Luca va avanti come un treno. Al lavoro sui nomi per la futura giunta, per ora dal suo staff bocche cucite, anche se girano le prime indiscrezioni. Una vice donna e del Pd sembra essere l’indicazione venuta dal Nazzareno, indizi che sembrano puntare verso l’eurodeputata Pina Picierno o la segretaria regionale Assunta Tartaglione, ma il governatore potrebbe decidere invece di nominare un suo fedelissimo, come Fulvio Bonavitacola. De Luca si fa sentire via social network: «Meno chiacchiere, meno consulenti e fine alle porcherie clientelari. La regione deve essere una casa di vetro». Trasparenza, rigore e legalità. Ma intanto è tutto in mano a giuristi e tribunali.