Politica

La Campania ancora in giallo ma sotto ispezione dei tecnici

La Campania ancora in giallo ma sotto ispezione dei tecniciIl presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca – LaPresse

La decisione del ministero solo dopo la relazione finale La regione nell'ultimo report ha una classificazione «Moderata con probabilità di arrivare a rischio Alto»

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 11 novembre 2020

La Campania è tra le regioni (con Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto) per le quali l’Istituto superiore di Sanità ieri ha chiesto provvedimenti più drastici, sulla base dell’ultimo monitoraggio. È stato lo stesso presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, ha spigarlo in conferenza stampa: «Ci sono quattro regioni che vanno verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive». La Campania nel report figura con un indice Rt di 1,64 (quindi sopra la soglia dell’1,5) che la porta nello scenario 4 con una classificazione complessiva «Moderata con probabilità alta di progressione a rischio Alto». In serata la nuova ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, ha capovolto il quadro: 5 nuove regioni in area arancione ma nessuna delle 4 in bilico. La Campania, con le altre tre, è rimasta in giallo ma da osservata speciale.

Per tutto il giorno, ieri, sono andate avanti le analisti dei tecnici del ministero per verificare i dati regionali. Si attende la relazione finale per decidere un eventuale cambio di colore ma per farlo c’è bisogno di scovare difformità o scostamenti. Da Palazzo Santa Lucia fanno osservare: «Ci siamo mossi prima degli altri con le mascherine obbligatorie in pubblico. Altre misure già prese, come il divieto di mobilità tra province e la dad a scuola, sono già da zona arancione e il sistema ospedaliero per ora regge». In serata il governatore De Luca ha commentato: «Piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi del ministero della Salute», liquidando le accuse di aver aggiustato i numeri.

I nuovi positivi nelle province campane ieri sono stati 2.716 (412 sintomatici) su 14.290 tamponi; 18 i decessi, 790 i guariti. Sono 193 le persone ricoverate in terapia intensiva su 590 posti disponibili. Nei reparti ordinari sono in 2.061 (112 in più rispetto a lunedì) su 3.160 letti di degenza disponibili. Secondo i dati Agenas aggiornati a lunedì, sono 12 le regioni sopra la soglia critica del 30% di occupazione delle terapie intensive. La Campania è al dodicesimo gradino con il 32%. Ma preoccupa il rapporto positivi/tamponi, salito in una settimana dal 10,5% al 18,1%.

Per decongestionare il pronto soccorso dell’ospedale partenopeo Cardarelli si sta allestendo la tensostruttura della Croce rossa, dovrebbe diventare operativa nel fine settimana con 20 posti di osservazione breve non intensa. Restano i due nodi irrisolti: la mancanza di personale sanitario e la carenza della rete territoriale che produce un’alta affluenza negli ospedali. «La zona rossa in Campania è necessaria, serve bloccare tutto almeno per 15 giorni per frenare il contagio. I numeri stanno mettendo in difficoltà tutti i sistemi: territoriale, d’emergenza, ospedaliero» spiega Luigi Sparano, segretario provinciale della Fimmg. Tra i medici di famiglia si contano da settembre già 6 decessi per Covid e oltre 20 contagi nella sola provincia partenopea.

De Luca accusa: «Non sono tollerabili immagini come quelle del lungomare di Napoli». Il sindaco de Magistris commenta: «Le regioni e il paese possono essere chiusi solo dal governo. Le regioni possono chiudere la regione e le città, i sindaci possono chiudere una piazza o una strada e io non vado a creare l’effetto imbuto, come è accaduto a Salerno dove è stato chiuso il lungomare e tutti si sono riversati sul corso. Qualcuno pensa che i sindaci devono essere il parafulmine di chi non ha il coraggio di prendere decisioni difficili». Nessuno si assume la responsabilità di dichiarare un nuovo lockdown senza ristori economici per aziende e cittadini in una regione con alta incidenza di povertà. Venerdì pomeriggio manifestazione a Napoli, a piazza del Plebiscito, per chiedere la patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Come va avanti la Sanità campana lo spiega la comunicazione inviata lunedì dalle categorie della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil alla direzione dell’Ospedale del Mare, in prima fila contro il Covid: «Mancano quotidianamente presìdi per lo stoccaggio o per lo smaltimento di taglienti o per il trasporto di materiali biologici, sacchi e secchi per rifiuti Rot (potenzialmente infetti ndr). Totale carenza di guanti in nitrile, fondamentali per le procedure avanzate. Gravissima la carenza di bombole di ossigeno, causata da un insufficiente piano di approvvigionamento programmato, che sembrerebbe non abbia tenuto conto dell’aumento degli accessi in Pronto soccorso. I lavoratori sono costretti all’autofinanziamento per l’acquisto di presìdi e accessori».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento