Può una democrazia mettere fuori legge un partito? La questione in Germania è tornata d’attualità. Ieri è stata depositata presso la Corte costituzionale di Karlsruhe, la richiesta di messa al bando della principale formazione di estrema destra, la Npd (Nationaldemokratische Partei Deutschland). Promotore uno dei due rami del parlamento tedesco, la Camera delle regioni (Bundesrat), interpretando la volontà dei governi di tutti i Länder, senza distinzioni di orientamento politico.

La cancelliera Angela Merkel si è augurata che la Corte dia ragione ai fautori della proibizione, ma il governo federale non sarà parte in causa. Il procedimento approdato ieri a Karlsruhe, infatti, venne messo in moto nella precedente legislatura senza il consenso dell’esecutivo e della Camera bassa (Bundestag): troppi i dubbi sull’opportunità dell’iniziativa nei gruppi parlamentari dell’allora maggioranza democristiano-liberale e in quelli dello stesso gabinetto Merkel. Ufficialmente, le riserve erano motivate dal rischio di ripetere il flop del 2003, quando i giudici costituzionali respinsero un’analoga richiesta del governo del socialdemocratico Gerhard Schröder: il partito neonazista non poteva essere dichiarato fuorilegge perché si era riscontrata la presenza di molti informatori dei servizi, la cui azione aveva necessariamente «inquinato» la vita della formazione. Ora di infiltrati non dovrebbero essercene più, e secondo alcuni analisti proprio questa potrebbe essere la ragione della posizione del governo in carica: il timore che un giudizio della Corte che, stavolta, accolga la tesi della proibizione, metta a nudo l’inutilità dei servizi di spionaggio interno.

La Costituzione tedesca (art.21) prevede che, per essere dichiarato illegale, un partito debba mostrare di avere l’obiettivo di «abolire l’ordinamento fondamentale liberale e democratico» della Repubblica federale. L’esigenza è di impedire il ripetersi della storia tragica della Repubblica di Weimar, ma servì anche nel 1956 a bandire il Partito comunista tedesco (Kpd), in quanto «fautore della dittatura del proletariato», ed è tutt’ora è chiamata in causa per giustificare il «controllo» ai danni della Linke da parte dei servizi segreti interni. Ragioni per le quali non mancano, anche a sinistra, perplessità su quest’iniziativa. Fra gli antifascisti prevalgono nettamente i favorevoli al bando della Npd. Impedirne l’attività significherebbe privare la scena neonazista tedesca di risorse e strumenti organizzativi che le derivano dalla presenza del partito in due parlamenti regionali (di Sassonia e Meclemburgo, con oltre il 5% dei voti) e in molti consigli comunali, quasi tutti concentrati nelle zone più depresse, economicamente e culturalmente, della Germania orientale.