E’ una Calabria capovolta quella che plana nella notte elettorale del 4 marzo. Qui dove a stento hanno preso il 4% alle ultime regionali, qui dove in nessuna delle città più importanti sono seduti sugli scranni del consiglio comunale, qui in una terra storicamente ostica, i grillini schizzano a un pazzesco 43,4%, di gran lunga il primo partito. Fanno man bassa nei collegi uninominali di Camera e Senato con percentuali da maggioranza assoluta a Cosenza (51%) e Crotone (54%), cose mai viste nemmeno ai tempi della Dc cosentina di Riccardo Misasi o nel Pci crotonese del dopoguerra nel pieno delle lotte bracciantili.

Staccato di 11 punti il centrodestra che si attesta al 32,2%. Il centrosinistra arranca con il 17,1%. Liberi e uguali va sotto il 3%, Potere al Popolo è per un pugno di voti sopra l’1%. Al maggioritario, il M5S si aggiudica 6 collegi su 8, tra cui quelli di Catanzaro, Reggio, Cosenza, Crotone, Castrovillari e Corigliano. Al centrodestra gli altri due, Vibo e Gioia Tauro. Nessuno per il Pd.

Il dato paradigmatico è quello di Reggio, città metropolitana governata dal Pd e con i 5 stelle fuori dal consiglio. Ebbene, i risultati delle politiche ci consegnano una città dello Stretto con i grillini al 36,5% e il Pd ben 20 punti sotto: uno tsunami. Il collegio reggino alla Camera se lo aggiudica l’uscente Federica Dieni (finita nella cosiddetta «rimborsopoli», per questo solo «richiamata» ma non espulsa). Niente da fare per l’altro nome scottante in casa 5 stelle: Bruno Azzerboni, presunto massone, balzato agli onori della cronaca ed espulso dal movimento, perde nel collegio di Gioia.

Nella Calabria capovolta del 4 marzo il partito che guida la regione sprofonda al 14,4%: un dato mai contemplato nemmeno nelle previsioni più catastrofiche in casa dem. A queste latitudini tutto è destinato a cambiare, anche gli assetti regionali. Non si escludono (voci insistenti le danno per possibili) le dimissioni di Mario Oliverio da presidente della regione. Mentre il Pd si lecca le ferite, la destra esce ridimensionata dal voto, rivede al ribasso le sue ambizioni e non riesce a portare a casa il preannunciato cappotto, anzi. Dei 12 collegi maggioritari in palio, tra Camera e Senato, allo stato attuale la coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni ne porta a casa appena tre: due alla Camera (Gioia e Vibo Valentia) e uno al Senato (Reggio). Forza Italia, dal canto suo, con il 22% quasi doppia lo score nazionale e dimostra di essere ancora il traino del centrodestra in Calabria. La Lega si ferma al 5,7%, poco rispetto al dato nazionale, tanto per una forza che, praticamente, è alla sua prima prova in regione.
Certo è che Salvini, con l’appoggio degli uomini dell’ex presidente Scopelliti, e il suo nuovo Carroccio hanno fatto meglio di Liberi e uguali che in Calabria non va oltre il 2,8%, al di sotto delle aspettative e con il rischio che non scatti neanche il seggio, destinato al braccio destro di Bersani, il crotonese Nico Stumpo. Potere al popolo si attesta sui dati della lista Altra Calabria alle regionali del 2014 (1,1%).

Per quanto riguarda i candidati più o meno illustri, non ce la fa Giacomo Mancini jr nel collegio di Cosenza in quota Pd. Poco male per l’ex parlamentare e assessore regionale, nipote del leader storico del Psi, in lizza con il centrosinistra ma in predicato di entrare nel consiglio regionale con il centrodestra per via della sua precedente candidatura nelle liste di Fi, dove era stato il primo dei non eletti: prenderebbe il posto di Fausto Orsomarso, probabile neodeputato di Fdi. Uno dei tanti casi di politica impazzita che spiegano questa Calabria capovolta.