Eftimios  15/41. La caduta dietro il tavolo e i suoi occhi. Scendendo le scale interne della casa tra gli alberi al lago lo vedo cadere dietro il tavolo. Si rialza a fatica, e i suoi occhi mi chiedono: “Perché sono caduto, papà?” Perplessi scrutano i miei occhi. Avanzo piano, non corro, non lo aiuto. Si siede. “Stavi pensando ad altro?” Non risponde, mi guarda senza lasciare i miei occhi, né io i suoi. Non dubito. Ha dubitato alla fine, Eftimios? Quella sera mi ha guardato a più riprese, sorvegliando i miei gesti, i miei occhi. Perché non l’ho ucciso durante...