A poco più di una settimana dall’approvazione della mozione parlamentare che chiedeva al governo di «valutare» il programma F35, il ministro della Difesa Guerini ha annunciato il passaggio alla fase 2 del programma: compreremo altri 27 cacciabombardieri che si aggiungeranno ai 28 già acquisiti. E tra pochi mesi verrà firmata anche la fase 3 (l’ultima) e non ci sarà più nulla da fare.

Più veloci della luce. Mai una “valutazione” (ma chi, come, in quale sede?) è stata fatta a tempo di record. In realtà il governo Conte bis non ha seguito le richieste della mozione di maggioranza (approvata), ma quelle della mozione della Lega (respinta) che chiedeva di procedere senza indugi nell’acquisto degli F35.

E infatti la Lega canta vittoria. Invece LeU protesta e il Pd è in imbarazzo. Nel 2014 il Pd con la mozione del deputato Scanu (allora capogruppo Pd in Commissione Difesa) aveva chiesto il dimezzamento della spesa. 5 Stelle e Sinistra italiana si erano astenuti: non era lo stop del programma, ma almeno era un passo in avanti, una “riduzione del danno”. Quella mozione – sabotata dalla allora ministra Pinotti, passata nel corso del tempo dalle marce Perugia-Assisi a quelle ai Fori imperiali – non ha prodotto in cinque anni alcun risultato.

Guerini – che pure l’aveva votata – ha affossato la mozione Scanu e l’impegno che il Pd aveva preso di rivedere e dimezzare il programma. Tra il Pd che chiedeva di ripensarci (almeno un po’…) e la Lega che reclamava la prosecuzione “senza se e senza ma”, il ministro Guerini ha scelto la Lega, tradendo così molte delle speranze provenienti da quel mondo cattolico, cui la sua storia personale e politica fa riferimento.

Quel mondo insieme a tanti laici si è mobilitato in questi anni per dire che è uno scandalo spendere decine di miliardi per un cacciabombardiere che serve a fare la guerra e a trasportare ordigni nucleari. Solo qualche giorno fa papa Francesco ha detto: «No all’ipocrisia di parlare di pace, costruendo e vendendo ordigni bellici». Caro Guerini, ascoltiamo Papa Francesco, non la Lega.

Agli amici pacifisti dei 5 stelle e di LeU l’avevamo detto: la mozione non andava votata. Era una mozione di “aria fritta” che però rappresentava un sostanziale via libera al programma degli F35.

Avevamo ragione noi, così è andata. Ora ci aspettiamo un sussulto, non basta un comunicato di protesta oppure la più classica delle scuse: «Non c’erano alternative».

Per la campagna Taglia le ali alle armi (Sbilanciamoci, Rete Disarmo, Rete della Pace) quello che è successo è gravissimo e non passerà senza conseguenze. Ci faremo sentire dai deputati e dalle forze politiche che hanno avallato questa scelta. Ci aspettiamo ora in parlamento iniziative concrete, non comunicati. Non avremmo mai immaginato che un governo con 5 Stelle, LeU e Pd avrebbe dato il via libera gli F35 facendosi dettare la linea dalla Lega. Una linea contro la pace, contro il disarmo, contro la nonviolenza.

È una brutta pagina, che il movimento pacifista non dimenticherà. Ma faremo di tutto per far cambiare idea a chi si è reso responsabile di questa scelta.