Un baraccone lungo l’argine del Tevere, un gran prato per fortuna alberato a salvarci dal torrido calore dello scorso weekend, lungo i vialetti di Tor di Quinto ad ogni incrocio una freccia e sopra scritto “Effegiccì”. E lì noi, vale a dire quelli degli anni ’80, gli ultimi prima che scomparisse il Pci, con i loro ultimi tre segretari: Marco Fumagalli, Pietro Folena, Gianni Cuperlo. E anche io. Che pure vengo dalla Fgci dell’origine ( e però ci sono stata più a lungo di tutti); e infatti Pajetta, fino alla fine, mi ha sempre apostrofato dicendo :”Tu non sei mai uscita dalla Fgci!.”E non voleva essere un complimento. Infatti quando parlava di questo pezzo del comunismo italiano diceva sempre che era come i cani, cui non si possono raddrizzare le gambe.

La serata e la domenica a seguire l’ha racconta qui accanto Daniela Preziosi. Prendo la penna solo per aggiungere una considerazione; o forse meglio: un’impressione. Una bella impressione: probabilmente perché per via delle gambe storte la Fgci è sempre stata poco in riga, oggi mi è parso di ritrovare un pezzo vero e affine del grande corpaccio che si è dissolto nell’ ’89. Negli ultimi anni non l’avevo mai ritrovato.

Quello riunito lungo il Tevere non era più Pd, a cominciare dai tre ex segretari di cui uno solo, l’ultimo, Gianni Cuperlo, è in quel partito (mentre eravamo lì è stato persino nominato da Zingaretti membro della segreteria), gli altri, uno a lungo in Sel, l’altro in Rifondazione comunista. Così tanti dei presenti, qualcuno un po’ più anziano persino nel Pdup, sia pure in maggioranza quelli che questa volta hanno finito -per paura confessano i più – per votare il Pd. E però siamo riusciti a discutere con calma, e ci siamo ritrovati su tante cose. Non solo nel riconoscimento degli errori compiuti da tutti, e sulla presa di coscienza della sconfitta subita. Anche nello struggimento per la nostra impotenza e sulla voglia di uscire dal brontolio per ricominciare. Più o meno nella stessa direzione: tornare ad animare il conflitto, recuperare la società, uscire dall’ossessione governista.

Da ieri sono più ottimista. So bene che 300 ex figiciotti non fanno primavera; ma forse è vero che è rimasto più di quanto non si finisca per credere. ( O, soprattutto, quanto credano i nostri giovanissimi).

Ci siamo chiesti tutti: cosa ne facciamo di questo tesoretto riscoperto? Non certo un partito; e però un’area che si propone di rinnovare appuntamenti per confrontarsi su analisi e proposte, per sostituire il dialogo al litigio. Sopratutto per rinnamorarci della politica, ché è la sua eclissi che ci ha riproposto persino la minaccia fascista. (Vi pregherei di non prendermi in giro perché sono sempre troppo ottimista)