Alla fine i lavoratori della Myrmex hanno abbandonato il tetto che avevano occupato per 19 giorni, dopo che il governatore siciliano Rosario Crocetta ha preso qualche giorno fa l’impegno a occuparsi del loro caso. Ma le sorprese per i 69 dipendenti del laboratorio farmaceutico catanese non sono finite: pur restando in piedi la prospettiva del licenziamento a partire dal febbraio 2016, e dopo oltre un anno di cassa integrazione, l’azienda adesso li ha improvvisamente richiamati al lavoro. Ma solo per un mese, giusto per poter accedere a una nuova, inaspettata, tranche di fondi pubblici, che altrimenti andrebbero persi.

Il sindacato vede in questa novità un fondo di cinismo: “Spremuti fino all’ultimo per ottenere finanziamenti pubblici. È la prova che sarebbe possibile continuare a fare ricerca di eccellenza a Catania, ma anche la dimostrazione che non si vuole mantenere in vita il laboratorio Myrmex”, dicono Cgil, Filctem e Uiltec. I fondi disponibili sono finanziamenti PON, da utilizzare per l’identificazione di biomarcatori e sviluppo di metodi diagnostici e terapeutici nel campo dell’oncologia e della biologia vascolare.

Campi in cui, fin dalla fondazione nel 1976, il laboratorio catanese si è sempre distinto: passato attraverso vari gruppi, dalla Cynamid alla Wyeth, fino alla Pfizer, il centro di sperimentazione e ricerca siciliano è sempre stato considerato come un fiore all’occhiello, fruttando collaborazioni di prestigio e premi internazionali per i risultati messi a segno. Ma negli ultimi anni, in forza anche di un cattivo utilizzo dei finanziamenti pubblici, i conti sono saltati, e così l’ultima proprietà ha deciso la dismissione, con relativa mobilità per i 69 dipendenti.

La nuova commessa di un mese dovrebbe essere svolta in una struttura esterna, presso lo Iom (Istituto oncologico del Mediterraneo) di Viagrande, altro centro del catanese. I lavoratori della Myrmex si rifiutano di cambiare sede, anche perché temono che nel frattempo il loro laboratorio, che hanno difeso fino a occuparlo, possa essere smantellato: “Ci opponiamo fortemente alla conduzione degli studi fuori dallo stabilimento Myrmex, rimasto inagibile per esclusiva colpa dell’azienda, e per questo impediremo la fuoriuscita dai suoi cancelli di qualunque attrezzatura”, spiega Margherita Patti, ricercatrice e segretaria confederale Cgil.

I dipendenti Myrmex, pur avendo abbandonato il tetto, continuano dunque a presidiare i laboratori: “Vigiliamo sui macchinari – prosegue Patti – e inoltre manderemo diffida allo Iom perché non accetti di prestare i propri laboratori. È troppo comodo adesso utilizzarci per un mese perché c’è una commessa di 4,5 milioni di euro, per poi farci ripiombare di nuovo nella cassa integrazione quando non saremo più utili, lasciandoci infine senza impiego a partire dal prossimo febbraio”.