Se Beppe Grillo voleva impedire al suo movimento di votare a favore del ddl anti-corruzione, la sua mossa è riuscita perfettamente. Il sondaggio svolto tra gli attivisti del blog ha infatti confermato ancora una volta l’abitudine del M5S a non contaminarsi con gli altri partiti votando una legge che, sebbene annacquata rispetto al testo iniziale – rappresenta comunque un passo avanti nella lotta alla corruzione. Chiaro il risultato espresso dalla base: dei 27.124 votanti (una delle adesioni più basse registrate dal blog) si è detto favorevole alla legge solo il 19,7% mentre l’80,3% ha dato indicazione di votare contro. Risultato scontato, visto anche il modo in cui su blog grillino è stato posto il quesito (tale da suscitare le proteste di qualche attivista), e intuibile fin dal mattino leggendo i commenti lasciati degli attivisti, la maggior parte dei quali a dir poco ostili al provvedimento. Rispettando dunque le indicazioni date dalla base oggi, quando al Senato si arriverà al voto finale sul provvedimento, il gruppo M5S voterà contro, mettendo così fine all’ennesima divisione interna.
Per Grillo e Casaleggio il referendum on line è servito soprattutto per ricompattare un gruppo in cui i motivi di discussione e divisione sono sempre più numerosi. Sul ddl anticorruzione, la divisione è avvenuta soprattutto tra Camera e Senato, con i senatori decisi comunque a portare a casa il risultato nonostante abbaino visto fallire tutti i tentativi di migliorare il testo attraverso emendamenti. Per di più il referendum si è svolto mentre al Senato si procedeva con l’esame dei singoli articoli, rendendo così inutile il lavoro dei senatori pentastellati. Motivo di malumore in più, che si è andato aggiungere all’«interferenza» dei colleghi deputati che in questi giorni non hanno mancato di far sentire la loro contrarietà al provvedimento. Al punto che il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a invitato il presidente del Senato Grasso, autore del ddl, a ritirare il testo viste le tante modifiche intervenute. Il referendum di ieri mette fine a ogni discussione e soprattutto chiude ogni dialogo con il Pd e obbliga i senatori al rispetto del voto espresso dalla rete.
Con o senza M5S anche ieri il testo ga comunque proseguito il suo iter al Senato dove verrà licenziato oggi. Accantonato l’articolo 3, ieri sono stati approvati gli articoli dal 4 al 7, nei quali è previsto l’aumento delle pene per i reati di tipo mafioso che ora possono arrivare fino a un massimo di 26 anni, la possibilità di ricorrere al patteggiamento nei delitti contro la pubblica amministrazione solo dopo aver restituito l’intera somma percepita indebitamente, l’obbligo per il pm di informare l’Autorità anticorruzione per i reati contro la pubblica amministrazione e un aumento dei poteri della stessa Autorità.
Sul ddl ieri si è espresso lo stesso presidente dell’Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha parlato di un testo «utilissimo ma senza effetti salvifici». «Il ddl è utilissimo, ma un codice degli appalti benfatto serve molto di più per arginare la corruzione che non alzare e pene», ha spiegato.