I due Matteo insistono ancora quando ormai restano da votare solo le pregiudiziali di costituzionalità. Renzi: «Siamo a un passo dal raggiungere un accordo. O gli ultrà si confrontano o non si porta a casa il risultato e lo scrutinio segreto è un rischio per tutti». Salvini: «Chiedo ai senatori di superare gli steccati ideologici. Io ringrazio i promotori di questa legge e spero che il tratto finale di questo percorso ci veda tutti insieme perché sarebbe un bellissimo segnale». Parole pacate dopo gli scontri dei giorni scorsi, che sembrano essere il preludio a un imminente accordo tra i due leader politici per mettere mano pesantemente alla legge contro l’omotransfobia.

Che però per adesso resiste, riuscendo a uscire indenne dal primo giorno di discussione nell’aula del Senato. Il risultato non era scontato e anche se le cose potrebbero cambiare nei prossimi giorni, i senatori del fronte che sostiene la legge contro l’omotransfobia – che comprende Pd, M5S e LeU più alcuni colleghi del Misto – alle sette e mezzo di sera possono tirare un sospiro di sollievo. A quell’ora devono ancora esprimersi sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate da Lega e Fratelli d’Italia, ma la rassicurazione che arriva durante il dibattito in aula da Matteo Renzi, il quale assicura che Italia viva non le voterà, fa sì che la giornata – respinto il tentativo leghista di rispedire il testo in commissione Giustizia – possa chiudersi senza particolari colpi di scena.

Come detto non era affatto scontato. Il blitz della Lega contro il ddl Zan comincia nel primo pomeriggio in commissione Giustizia dove il presidente Andrea Ostellari tenta ancora una volta di cercare un accordo sulle proposte di modifica avanzate da Lega e Italia viva scontrandosi con l’opposizione di Pd, M5S, e LeU. Poi, in aula, Ostellari dà la sua lettura del lavoro svolto dalla commissione: «Ho sentito dire che il ddl Zan è stato bloccato per mesi, ma questa narrazione non è reale», dice Ostellari negando le accuse di ostruzionismo al testo. Al leghista risponde il dem Franco Mirabelli per il quale «Ostellari ha raccontato una sua versione che è abbastanza forzata se non fantasiosa».

Lega e Fratelli d’Italia puntano a riportare il testo in commissione Giustizia e per questo chiedono alla presidente Casellati di convocare una riunione dei capigruppo. La motivazione, come al solito, è la necessità di arrivare a un accordo sulle modifiche. Pd, M5S e LeU sono contrari, ma i numeri ballano a causa delle troppe assenze: mancano infatti almeno una decina di senatori tra i tre gruppi. Alla fine la richiesta viene accolta dalla Casellati, scatenando una bagarre in aula. Sotto le mascherine alcuni senatori soffiano nei fischietti, urla e grida. «Non siamo allo stadio», fa notare la presidente. La richiesta dei leghisti viene letta come un ulteriore tentativo di fermare la legge. «Abbiamo dovuto forzare per arrivare a questo punto e ora dobbiamo tornare indietro? Presidente, lei non lo deve consentire», chiede il senatore di LeU Pietro Grasso.

Alla fine la capigruppo decide che il testo rimane in aula e che quindi si procede con i lavori. Fissa inoltre per martedì alle 12 il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti. Anche quello sarà un momento utile per capire l’aria che tira per il ddl contro l’omofobia. Se la Lega rinuncia a presentare decide di migliaia di emendamenti, come di solito fa in occasioni simili, ma si limita a poche e mirate proposte di modifica, per alcuni potrebbe significare che l’accordo con Italia viva è fatto e che quindi per il ddl Zan si apre il ritorno alla Camera con il conseguente rischio di un definitivo affossamento della legge.

In serata le pregiudiziali di costituzionalità vengono respinte: i contrari sono 136, i favorevoli 124, 4 gli astenuti. Uno scarto di 12 voti, uno in più rispetto alla scorsa settimana quando è stata approvata la calendarizzazione della legge. Risultato in un certo qual modo scontato. A carte scoperte gli equilibri restano più o meno gli stessi nonostante le assenze. Cosa ben diversa sarà quando, con l’esame degli emendamenti, si procederà con voto segreto.