Dopo aver partecipato alla presentazione del Dossier statistico sull’immigrazione, la ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge ieri ha risposto a una interrogazione parlamentare della Lega sui «disordini» avvenuti nel Cie di Gradisca. Con piglio più decisionista del solito, ha ribadito la necessità di prevedere canali di accesso regolari per gli immigrati che intendono entrare in Italia: «In tal modo si ridurrebbe sensibilmente l’irregolarità sul territorio e quindi la necessità delle strutture di trattenimento». La ministra Kyenge comincerebbe col ridurre il tempo di permanenza nei Cie. «La normativa europea – ha precisato – prevede il trattenimento come ultima soluzione e solo per una durata strettamente necessaria all’allontanamento. La regola principale per l’Europa è l’applicazione di misure alternative per favorire il rimpatrio volontario. Ad esempio il prolungamento del periodo di permanenza nei centri, aumentato fino a 18 mesi, appare eccessivamente lungo anche sotto il profilo dell’adeguatezza delle nostre strutture attrezzate per un’accoglienza per periodi più brevi. Ricordo che la norma originaria del 1998 prevedeva trenta giorni». Oltre ai leghisti, il ministro dovrà cercare di convincere anche il «suo» governo.