Se amate il cinema e amate la Russia, l’autobiografia di Andrey Konchalovsky (Scomode Verità, Sandro Teti Editore, 2019) fa per voi. Nato in una famiglia di intellettuali coccolata da Stalin (al padre lo scrittore Sergey Michalkov Stalin affidò di scrivere il testo dell’inno sovietico che sostituì l’Internazionale nel 1944) il futuro regista si dimostrò ben presto refrattario ai rigidi canoni dell’arte sovietica e nel 1983 abbandonò il paese – aiutato da John Voight – e conoscerà ben presto una vasta popolarità con A trenta secondi dalla fine. Un libro che ha il pregio di essere sincero (anche se non tratta...