Liliana Bucci, chiamata Tatiana, nasce a Fiume il 19 settembre 1937. Sua sorella Alessandra, chiamata Andra, nasce, sempre a Fiume, l’1 luglio 1939. Sono ebree. La loro storia, una delle tante fatte di dolore e lotta per la sopravvivenza durante gli anni del nazismo, viene raccontata adesso in un intenso documentario Kinderblock: l’ultimo inganno, (in onda domenica 2 febbraio, alle 23,20 come speciale TG1).

Le bimbe sono figlie di una coppia «mista». Babbo Giovanni è originario di Fiume, cattolico, lavora sulle navi, è spesso via. Mamma è Mira Perlow, di origine ebraica, la sua famiglia è fuggita dai pogrom della Russia zarista per attraversare l’Europa prima ancora della Prima guerra mondiale, per poi trovare casa a Fiume. Almeno una parte della famiglia, perché alcuni hanno preferito puntare sugli Stati Uniti. Andra e Tati vivono con altri parenti in casa di nonna Rosa, in via Milano 15 a Fiume. Poco lontano, in piazza Unità a Trieste, il 18 settembre 1938, Mussolini annuncia le leggi razziali. Poi, il 10 giugno 1940, dichiara guerra a Francia e Gran Bretagna. Quasi subito babbo Giovanni, che si trova su una nave mercantile al largo del Sudafrica, viene preso prigioniero. Verrà liberato alla fine del conflitto. In via Milano tocca ingegnarsi per sopravvivere. L’ulteriore svolta storica e famigliare viene nel 1943. Quell’estate zia Gisella, che vive a Napoli, dopo avere sposato Eduardo De Simone, con il cuginetto Sergio, nato il 23 novembre 1937, ha raggiunto i parenti a Fiume. Dopo l’8 settembre i tedeschi prendono il controllo dell’Adriatische Küstenland. Zio Eduardo, che è militare, viene fatto prigioniero e zia Gisella con Sergio, purtroppo, decide di rimanere a Fiume con gli altri.

La sera del 28 marzo 1944 i tedeschi fanno irruzione in via Milano. Nonna Rosa in ginocchio supplica di lasciare stare i bambini. Tutto inutile. Vengono fatti salire tutti su un’auto, quella notte sono tenuti prigionieri in un magazzino, il giorno dopo finiscono alla Risiera di San Sabba a Trieste e dopo un paio di giorni ancora sul carro merci con destinazione Auschwitz. Andra non ha ancora compiuto 5 anni, Tatiana e Sergio hanno 6 anni e qualche mese. Di solito alla Judenrampe i bambini vengono subito inviati alla camera a gas. Loro no. Spiegazioni certe non ce ne sono. Andra e Tatiana si somigliano molto e potrebbero essere state scambiate per gemelle da affidare alle spaventose cure del dottor Mengele. Oppure il fatto che, come Sergio, siano per metà cattolici potrebbe avere creato qualche problema, burocratico, non etico. Le due bambine stanno aggrappate alle gambe di mamma Mira, anche quando lei è nuda e rasata, in attesa del numero tatuato sul braccio. 76482, quello di mamma che è andata per prima, poi Andra 76483, infine Tatiana 76484. Poco dopo zia Gisella con il 76516. Sergio è invece con gli uomini, il suo numero è 179614. Nonna e zia Sonia sono state subito uccise, zio Jossi muore dopo qualche mese.

I bimbi vengono separati dalle madri. Vestiti con abiti non loro, con scarpe troppo grandi, smarriti ma non spaventati, finiscono nel Kinderblock 1, all’estremo angolo del lager. Inizia così un periodo indescrivibile, le bimbe imparano il tedesco e dimenticano l’italiano, mamma qualche volta riesce a raggiungerle, ma a loro non sembra più lei, senza capelli, magra, stravolta, fa paura, però insiste nel ricordare loro come si chiamano e chi siano. Poi anche mamma sparisce. La loro spiegazione inconscia è che mamma sia morta come molte delle persone del campo. Come i bimbi che spariscono dalla baracca e non tornano più. I bambini non hanno l’appello e durante il giorno, quando gli adulti sono al lavoro, vengono fatti uscire per poter giocare tra le baracche, accanto a carretti pieni di cadaveri e a quel puzzo spaventoso che viene dai camini. Poi rientrano. Per questo molti sopravvissuti hanno negato l’esistenza di bambini nel campo. Non li hanno mai visti. Sergio sta più coi maschietti che con loro. Per fortuna Andra e Tatiana si supportano una con l’altra, poi c’è la blockova, la responsabile della baracca, perfida e cattiva come tutti, ma inspiegabilmente ha preso in simpatia le due bimbe. E salva loro la vita. Dice loro che il giorno successivo sarebbero stati radunati tutti i bimbi per chiedere chi fosse intenzionato a raggiungere la mamma. E che loro avrebbero dovuto stare ferme, non accettare la proposta. Le bimbe lo dicono anche a Sergio, ma lui si farà invece ingannare dal trucco odioso. Sergio e altri 19 bambini finiscono a Neuengamme, presso Amburgo, nelle mani del dottor Kurt Heissmeyer che inietta loro i bacilli della tubercolosi e compirà altri scempi, sino a quando, verso la fine di aprile del 1945, ai venti bambini viene iniettata una dose di morfina e poi vengono impiccati per eliminare ogni prova. Ci vorranno molti anni per ricostruire la storia di Sergio e degli altri bambini, merito di due giornalisti tedeschi, Günther Schwarberg e di sua moglie Barbara Hüsing che si imbattono nella storia dei bambini cavia e con il loro lavoro portano a processo nel 1964 il dottor Heissmeyer che nel frattempo ha continuato a operare come medico.

Andra e Tatiana invece vengono liberate dall’esercito sovietico il 27 gennaio 1945, mandate in un orfanotrofio a Praga, dove imparano il ceco, poi nella primavera del 1946 arrivano a Lingfield, in Inghilterra, dove trovano finalmente pace e affetto. Sopravvissute, sia mamma Mira che zia Gisella, che nel frattempo ha avuto Mario, fratello di Sergio, cercano di avere notizie. Andra e Tatiana riconoscono la foto di nozze dei genitori, che mamma mostrava loro ogni sera a casa prima che tutto precipitasse. Così, alla fine del 1946, finalmente la famiglia Bucci si ricongiunge, anche se ci vorrà tempo per ricostruire una qualche serenità. Mira e le bimbe tra loro non parleranno mai di Auschwitz. E le due solo dopo cinquanta anni da quegli eventi hanno cominciato a testimoniare la loro storia. Divenuta anche un cartone animato. Zia Gisella non si è mai rassegnata alla scomparsa di Sergio.

Prodotto dalla Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con Rai Cinema Channel e la Goren Monti Ferrari Foundation, e diretto da Ruggero Gabbai con la consulenza di Marcello Pezzetti, già coautori di Memoria, straordinaria testimonianza di sopravvissuti italiani alla Shoah, il documentario vede Andra e Tati in visita ai luoghi maledetti della loro storia: un ritorno doloroso ma necessario e fortemente voluto, nell’ideale proseguimento della lotta per sopravvivere e per non dimenticare.