Killer is Dead, l’ultima follia videoludica della Grasshopper Manufacture di Suda 51 per Playstation 3 e XBox 360, non è un videogame ma tanti frammenti di gioco e di storie cuciti uno con l’altro: una rapsodia. E sarebbe un’opera mediocre se non fosse sublimata da una perizia pittorica, narrativa e musicale che ci fa andare oltre i suoi evidenti difetti di programmazione. Tuttavia chiunque consideri i videogiochi un’arte novella e non solo un esercizio per le dita, troverà in Killer is Dead miracoli estetici che si abbattono sugli occhi con la potenza e violenza di un visionario maglio rotante di Goldrake sognato durante un viaggio lisergico.

La storia, confusa e surreale come i migliori incubi di David Lynch, ci racconta di Mondo Zappa, un giustiziere prezzolato che si occupa di eliminare cattivi iperbolici dalla faccia della Terra, dal lato oscuro della Luna e persino dal mondo dei sogni.

Mondo sembra un Alain Delon uscito da un film di Melville tirato da una ruota della tortura medioevale fino a diventare alto e stretto come una palo, d’altronde mangia solo uova alla coque, una dieta curiosa. Ha un braccio meccanico dalle diverse funzioni offensive ma la sua arma per eccellenza è una katana. Salvo rare eccezioni durante il gioco non facciamo altro che affettare nemici orripilanti e sarebbe noioso se i combattimenti, davvero elementari, non fossero così belli da guardare perché la loro totale astrazione li trasforma in quadri mobili dipinti da un pittore nella cui mente convivono il genio e le personalità di Andy Warhol e Kandisky, un pittore con l’ossessione per il rosso. Ci sono momenti in cui la katana di Mondo diviene un pennello d’acciaio che schizza informali capolavori di pittura punk segmentando creature mostruose e crudeli.

Ogni scenario del gioco è ammirevole per la sua composizione cromatica che crea panorami surreali e allucinanti che variano dall’esotismo primaverile di vetusti giardini giapponesi a labirintiche magioni dalle paradossali architetture escheriane, da fantascientifiche case discografiche dove risuonano maligne e ipnotiche melodie a treni senzienti lanciati in una corsa folle attraverso montagne ghiacciate. Durante il gioco visiteremo anche un lago che risiede nella psiche di Mondo, dove anche il cielo è liquido e un’enorme luna piena si scioglie e si ricompone tra le tenebre dello spazio. In questo luogo della mente apprendiamo qualcosa del passato traumatico del protagonista, ma non si tratta che di allusioni in cui la verità si intravede come un pesce che fugge tra le onde per scomparire nel mare del dubbio.

Le missioni secondarie aggiungono varietà all’esperienza, soprattutto la “modalità gigolò”. Qui l’anoressico Mondo deve sedurre affascinanti bellezze “manga” utilizzando il suo carisma e la sua gentilezza. Non si tratta di momenti di cattivo gusto, ma di pause rarefatte, solo vagamente erotiche nella loro dimensione cortese, naif e pop.

La colonna sonora è composta da Akira Yamaoka, ex compositore storico della serie di Silent Hill che da qualche tempo lavora con Suda 51. Si tratta di musiche che funzionano interagendo con i suoni artificiali del gioco e si combinano sia con i fragori heavy metal dei combattimenti che con la stasi della pura allucinazione.

Non ci sono vie di mezzo con l’opera di Suda 51, l’equivalente elettronico di una canzone dei Misfits o di un film di Henenlotter, “robaccia” per qualcuno, opera d’ingegno per altri, o la si odia o la si ama. Anche in Killer is Dead, come in altri lavori dell’autore e produttore giapponese, non c’è bisogno di andare in profondità perché tutto sta nella sua magnifica e inquietante superficie: uno spazio bidimensionale frastagliato e lunatico, imperfetto e limitato, oscuro e lucente, osceno e tenero. Nella sua negazione totale del fotorealismo garantito dalla potenza degli hardware, Suda 51 non imita la realtà ma se ne prende gioco, o meglio, la sfotte irriverente e indignato.